di NICCOLÒ SEVERINI
URBINO – Jesino come lui, raccontava sempre di averlo scoperto quando era un giovanissimo talento e poi di averlo venduto al Bologna. È stato Giannetto Sabbatini Rossetti, fondatore ed ex direttore dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino, scomparso il 30 marzo, a dare il via alla carriera di Roberto Mancini, diventato un campione e poi un grande allenatore: Per lui era come una medaglia al petto. E per il commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio, che ha affidato al Ducato il ricordo del suo primo presidente, “Gianni” era una persona generosa, sempre pronto ad aiutare tutti: “Sono esterrefatto. L’ho visto poco tempo fa e l’ho trovato in forma, gliel’avevo anche detto”.
Mancini ha tirato i primi calci a un pallone nella polisportiva dell’Aurora Jesi, fondata e gestita da Rossetti: “Sono cresciuto con lui, è sempre stato ‘il presidente’ quando giocavo lì. Mica era facile gestire tutto”. Inoltre, la polisportiva aveva anche una sezione di basket, e Rossetti faceva tutto sempre con passione, come racconta il Ct: “Era una persona per bene. Sempre gentile con noi ragazzi e gli volevano bene tutti, era impossibile non volergli bene. Si prodigava per aiutare chi ne aveva bisogno, era sempre disponibile ed educato con tutti”.
Prima di riagganciare il telefono Mancini ha dedicato un pensiero anche alla sua professione: “Giannetto era un grande giornalista. Tutti andavano d’accordo con lui. Mi dispiace tantissimo che non ci sia più”.