Lo storico Emilio Gentile al Festival: “Io, divulgatore a mia insaputa”

lo storico Emilio Gentile
di DANIELE ERLER

FANO – Come si può capire Mussolini? Come si può capire l’evoluzione della sua personalità, con tutte le conseguenze che ha avuto sulla storia contemporanea italiana? Possono servire migliaia di pagine di un libro: e questa è storia. Ma possono anche bastare le foto che ha scelto lo stesso Mussolini per auto-rappresentarsi: prima come un intellettuale in posa, poi come un soldato in trincea. E questa è divulgazione della storia.

E poi: “Ci possono essere buoni divulgatori e cattivi divulgatori, così come ci sono buoni storici e cattivi storici”. Divulgazione che per uno storico è “quanto meno un dovere di ‘buona educazione”. Emilio Gentile fra gli storici italiani viventi è uno dei più noti, capace con i suoi studi di far rivalutare la conoscenza sul Fascismo e più in generale sul totalitarismo.

È stato lui ad aprire il pomeriggio della giornata fanese del sesto Festival del giornalismo culturale, introducendo un panel tutto dedicato alla storia. E lo ha fatto trattando di un tema che spesso viene discusso fra gli appassionati del genere: si può fare storia – quella scientifica e rigorosa – senza rinchiudersi in una torre d’avorio? Raggiungere un ampio pubblico senza banalizzarla? O il consesso degli storici è un’élite che parla solo ai propri simili?

In realtà – citando Tucidide e Luciano, Johan Huizinga e Delio Cantimori – Gentile ha fatto capire come questo problema sia antico quanto la stessa storiografia. È un tema ancora più attuale oggi, alla luce della notizia che il ministero dell’Istruzione ha deciso di cancellare il tema storico dall’esame di maturità perché sempre meno studenti lo sceglievano. “La storia non deve far divertire ma deve ‘far pensare’ – ha detto Gentile, citando Cantimori – ma non per questo deve essere per forza noiosa”.

Gentile si definisce una sorta di “divulgatore a sua insaputa”. Ogni suo libro – ha detto – parte da una sola, precisa, volontà: “Quella di soddisfare la mia curiosità”. È questa la vera scintilla che muove lo storico: come una freccia di Cupido che può partire da una domanda, da un bisogno di conoscere o più spesso ancora da una foto o da un’immagine. E talvolta proprio un’immagine può valere, da sola, più di centinaia di parole. Come succede per capire Mussolini.

La divulgazione per Gentile è questo. La capacità di saper spiegare con un’immagine le oscure trame della storia. Questo non esclude la necessità poi di fare altro: di approfondire e di raccontare, in modo scientifico, quello che è stato il passato, “che è complesso e non deve essere banalizzato”. Ma gli storici hanno comunque sempre un obiettivo: quello di farsi leggere. Anche a costo di diventare divulgatori a propria insaputa.

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