di LUCA GASPERONI
URBINO – Il filosofo scozzese Neil McCormick sosteneva “La sovranità non è come la proprietà, che si può perdere solo se qualcuno la acquista. La sovranità è come la verginità, si perde e non si può più recuperare.” Abbiamo davvero perso irrimediabilmente la nostra autonomia? A conclusione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2018-2019, il 513esimo dalla fondazione, Michel Troper ha tenuto una lectio magistralis proprio sul tema, in questo 2018 al centro di accesi dibattiti. Professore emerito di Diritto Pubblico all’Università di Paris-Nanterre, lo studioso parigino è teorico di un diritto multidisciplinare, aperto a tutti i campi del sapere.
Il populismo ha molte forme ma un unico elemento comune: la tutela della sovranità, minacciata all’interno dei confini nazionali dalle élite politiche-intellettuali e al di fuori, da un’ UE ritenuta sempre più accentratrice. Ma secondo Troper i populisti possono dormire sonni tranquilli: la nostra sovranità non è affatto in discussione.
La sovranità può essere definita con tre concetti diversi: come suprema potenza statale, come insieme dei poteri, come qualità dell’organo supremo. Ad un esame approfondito, nessuno di questi è soggetto a restrizioni sovranazionali. Il diritto UE sovrasta il diritto nazionale, ma è una scelta. Lo Stato non è limitato nelle competenze da esercitare, ha semplicemente delegato delle materie in maniera reversibile.
Il concetto chiave della sovranità, per Troper, attiene alla qualità del suo esercizio. Al rapporto tra sovranità e democrazia. Il presunto rapporto di correlazione univoca infatti, secondo lo studioso parigino parte da premesse sbagliate. La imputazione con la quale si immagina l’atto del Parlamento piena espressione della volontà, di un atto del popolo, è solo una finzione giuridica. Fondamentale e funzionale per una struttura democratica, ma pur sempre una finzione. La sovranità popolare può generare uguaglianza ma anche autoritarismo, omologazione, scomparsa del pensiero critico.
“La teoria giuridica per quanto perfetta, non può dare più di quel che ha.” ha detto, il diritto permea la nostra società, ci influenza, definisce i confini del nostro agire, ma è sempre dipendente dal destinatario. La sovranità a disdetta di tutto è ancora nelle nostre mani. E spetta a noi agire affinché sia il motore e non un limite per una società democratica.