di LUCA GASPERONI
URBINO – L’arte come strumento espressivo e la scuola come laboratorio di conoscenza. Ne hanno fatto esperienza gli studenti dell’Istituto Superiore Raffaello di Urbino, autori di due murales sui temi della giustizia e della legalità dipinti all’entrata della scuola per l’iniziativa organizzata da Liberaidee.
Il primo, con una colomba in pieno stile Magritte sullo sfondo, mostra i passi di una società in movimento, un frammento del Quarto stato di Pellizza da Volpedo. Un cammino pacifico per la giustizia, a cui tutti siamo chiamati a unirci come ci ha insegnato Giorgio Gaber: “Libertà è partecipazione”.
Il secondo invece si ispira agli uomini stilizzati di Keith Haring, con una bilancia, simbolo di equità, da riequilibrare per ottenere la giustizia. Al centro le parole di Bertold Brecht: “Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere”.
[aesop_gallery id=”267156″]L’evento nasce come anticipazione della manifestazione del 21 marzo a Senigallia, in memoria di tutte le vittime di mafia. Liberaidee è un rete creata da Libera, associazione che dal 1995 si batte per combattere la mafia, e ha l’obiettivo di combattere il fenomeno malavitoso attraverso la ricerca di soluzioni creative. La rete comprende scuole, università e piccole comunità di tutto il Paese.
Le opere sono state svelate al termine di una rappresentazione teatrale – realizzata dal laboratorio della scuola – volta a incoraggiare il dialogo sul fenomeno mafioso, ormai radicato in tutte le zone del paese, anche al nord. A partecipare sono stati i ragazzi del primo anno del liceo Artistico e del Linguistico, coordinati dai professori Puntarello, Rossi e Finauri.
La percezione delle mafie
I ragazzi hanno chiesto al pubblico di spegnere i cellulari e partecipare attivamente, cercando di memorizzare almeno uno dei tanti dati sulla percezione del fenomeno mafioso da parte dei marchigiani, prima di condividerlo con i propri conoscenti. Per circa metà degli intervistati la mafia è presente all’interno delle Marche e le sue principali attività sono: il traffico di droga (70%), il controllo della prostituzione (31%), il lavoro nero (30%), la corruzione (20%) e la gestione irregolare di appalti (19%).
Le conseguenze sono un calo della libertà (42%), della sicurezza (33%) e della giustizia (27%). A cui si aggiungono una sempre minore fiducia nelle istituzioni (21%) e una crescente paura per il futuro (18%). Non è finita. Un abitante su due non ha idea di quali siano i beni confiscati alla mafia sul nostro territorio. Un dato che pone la nostra regione ben al di sotto della media nazionale.
Parlare di mafia, oggi, è importante più che mai. Perché come è stato ricordato alla fine dell’evento “la mafia teme la scuola più della giustizia, l’istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa”. Parola di Antonino Caponnetto, uno dei magistrati simbolo della lotta contro la criminalità organizzata.