di ALICE POSSIDENTE
URBINO – Un papà ha portato in Tribunale l’ex compagna, accusandola di aver registrato senza autorizzazione le telefonate tra lui e la figlia. Per questo la donna è a processo per intercettazione abusiva e, inoltre, per non avergli permesso di vedere la bambina nei giorni stabiliti dal giudice. I fatti risalgono al 2015 e il processo è cominciato a dicembre 2017. Nell’udienza del 12 marzo, davanti al giudice Massimo di Patria e alla pm Catia Letizi la donna si è giustificata spiegando che da tempo aveva notato nella figlia atteggiamenti strani. Ha così registrato, con il suo cellulare, le telefonate della figlia mentre parlava in vivavoce con il padre. “L’ho fatto per difendermi – ha detto la donna – ho avuto paura”.
Davanti al giudice sono state ascoltate anche la nonna e la zia materne della bambina: le due hanno sostenuto che la piccola era angosciata, perennemente in ansia, si nascondeva per parlare. “Non era serena”, ha detto la zia. Dai loro racconti sono emersi dettagli di una storia piena di dissidi che è andata in crescendo. In particolare, i rapporti tra la donna e l’ex compagno – difeso dall’avvocato Erika Grossi – si sono irrigiditi soprattutto quando la madre ha cominciato a frequentare un altro uomo. A quel punto, ha sostenuto la madre davanti al giudice, da parte del padre sono partiti i ricatti. E a farne le spese è stata la piccola: un cagnolino conteso tra i due genitori, la promessa, da parte del padre, che la madre le avrebbe preso un cavallo, i continui “babbo dice che se non sto dalla parte sua, lui sparisce” della bimba.
Un papà – secondo le parole della donna – che rispettava raramente gli accordi. La bambina era stata affidata alla madre ma avrebbe dovuto trascorrere tre pomeriggi a settimana con il padre. Ma, secondo la madre, l’uomo “dava poco preavviso per venire a prendere e per riportare la bambina e in alcuni pomeriggi non si presentava nemmeno”. L’uomo invece accusa la ex compagna di non avergli lasciato la bimba quando sarebbe toccato a lui. Il dialogo tra la coppia è andato incrinandosi sempre più e – secondo l’ex compagna – i suoi tentativi di avvicinarsi sono risultati vani.
Una vigilia di Natale, racconta la donna, lui si è presentato all’improvviso, telefonando alla figlia. Era in auto lì fuori. La bambina è entrata in auto e a quel punto anche la madre ha provato ad avvicinarsi. Ma l’uomo è schizzato via con la bambina ancora in auto.
Una situazione esasperante, secondo la madre, che sostiene di aver registrato le conversazioni della figlia come un atto di difesa. “Ne sono pienamente consapevole – ammette – l’ho fatto per tutelare mia figlia”. “È di fronte a un figlio che ha paura che una madre si arma”, aggiunge l’avvocato Paola Righetti Saragoni Lunghi, difensore della donna.