di VALERIO SFORNA
URBINO – In Piazza della Repubblica aprirà, entro qualche settimana, un ufficio dell’Atc (Ambito territoriale di caccia), l’ente incaricato di liquidare i danni alle colture causati dalla fauna selvatica. “Da tempo cacciatori e agricoltori aspettavano questa notizia e per questo motivo avevamo fatto richiesta. Io ho promosso la cosa perché ritengo che una sede distaccata nel nostro territorio possa favorire il dialogo tra i diversi soggetti che gravitano nel mondo venatorio” ha detto il sindaco di Urbino, Maurizio Gambini.
“Quando ero piccolo cinghiali e lupi erano creature da libri delle fiabe, non esistevano” racconta Gambini sentito anche in qualità di imprenditore agricolo. Il sindaco confessa di avere un rapporto “complicato” con la fauna selvatica e in particolare con gli ungulati: “A partire dagli anni Ottanta i cinghiali sono stati introdotti nelle nostre vallate. Questi animali causano ingenti danni alle colture. Io ho persino smesso di fare le richieste di risarcimento da ormai sette anni perché chiedevo dieci e mi veniva dato due. Il danno agli agricoltori non è solo fisico alle coltivazioni ma imprenditoriale. Ci sono agricoltori che hanno smesso di seminare, altri che piantano solo alcune tipologie di prodotti anche se meno redditizi. Viene lesa la libertà d’impresa.”
Sulle soluzioni Gambini non ha dubbi: “I recinti di cattura sono la cosa migliore, io feci un’ordinanza in tal senso poi ripresa dalla Regione. Con l’apertura di un front-office qui a Urbino, la gestione della caccia si avvicina alla porzione di territorio in cui l’attività venatoria è più sviluppata nella provincia di Pesaro-Urbino”.
Agricoltori e fauna selvatica
Un agricoltore della zona, Andrea Busetto Vicari, dopo una lunga trattativa con la provincia di Pesaro-Urbino, è riuscito a prendere in comodato d’uso un recinto di cattura da installare nel suo terreno. “Quello dei recinti è l’unico metodo per arginare la proliferazione della fauna selvatica, e non lo dico io, lo dice l’Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – nei suoi pareri”.
Ogni volta che a Urbino si sente la parola cinghiali, in qualche modo, si evoca il nome di Busetto. L’agricoltore ha fatto parlare di sé a livello locale e nazionale nel 1997 quando, con un cinghiale al guinzaglio, fece irruzione nel palazzo della provincia di Pesaro e Urbino lamentandosi dell’indifferenza della politica verso le istanze degli agricoltori. Per aver “stressato” il cinghiale venne condannato in primo grado e in appello per poi essere assolto in Cassazione, nel 2010, per la prescrizione del reato.
Per più di 20 anni ha portato avanti la sua personale battaglia contro la politica locale e i cacciatori, tra minacce di morte ricevute, denunce e scioperi della fame. Busetto ce l’ha con i cacciatori, che imputa responsabili della proliferazione stessa dei cinghiali, con Hystrix, la società di studi e consulenze a livello di gestione e pianificazione ambientale e con gli Atc stessi. “Andate a vedere chi siede nel comitato della Atc PS1 sugli scranni che sarebbero riservati agli ambientalisti. Lo sanno tutti che la caccia non fa che aumentare il numero di cinghiali, io ho studiato ‘scienze della produzione animale’ e ci sono studi scientifici che lo dimostrano. Durante il mio sciopero della fame di ottobre ero in contatto col Ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio che mi aveva annunciato alcune iniziative importanti per la repressione della fauna selvatica, guarda (mostra il telefono, ndr)”.
“È una questione di dignità del lavoro, e combatterò fino alla fine perché le fatiche di chi lavora la dura terra non vengano vanificate per far divertire qualcuno” conclude.
Anche altri agricoltori hanno avuto problemi con i cinghiali gli scorsi giorni. “L’altro ieri stavo preparando il terreno per la semina imminente e il mio campo era disseminato di crateri che lo rendevano simile a un paesaggio lunare” racconta al Ducato Lorenzo Ercolani, 45 anni, titolare dell’omonima azienda agricola con più di 100 ettari di terreno a Urbino. “Adesso io non ho colture, quindi non posso chiedere risarcimenti dei danni alle Atc. Ma che io abbia o meno seminato agli animali non interessa. Non so quanti siano i cinghiali qui a Urbino. So soltanto che ce ne sono tanti e che fanno tantissimi danni, alcune volte non riesco neanche a stimarli. Non posso attribuire colpe ai cacciatori, la colpa è della politica che a livello locale e nazionale non ha saputo gestire il problema in maniera adeguata”.
Sui nostri Appennini i cinghiali ungheresi
Andrea Boscherini, naturalista e divulgatore scientifico, spiega l’origine dei cinghiali che oggi popolano i nostri boschi. “Nel dopoguerra i cinghiali autoctoni erano quasi estinti. Si trattava di animali che pesavano al massimo 90 chilogrammi e facevano pochi cuccioli una volta all’anno. Gli esemplari nostrani sono stati incrociati con cinghiali ungheresi. Da qui nasce l’odierno cinghiale che può raggiungere i 160 chilogrammi di peso e fare 10 o più cuccioli anche due volte all’anno. I cinghiali incrociati hanno proliferato e invaso le nostre foreste, anche in assenza di lupi e altri predatori”.
“Il fenomeno dell’incrocio è sicuramente legato al mondo venatorio – spiega Boscherini – e la stessa cosa è successa per altri animali selvatici: cervi, caprioli, pernici tutti frutto di incroci con specie d’oltralpe”.
Sulle possibili relazioni tra proliferazione del cinghiale e cambiamenti climatici – tema più che mai attuale, anche per le proteste dei giovani in occasione dello “Sciopero mondiale per il futuro”, anche qui a Urbino – Boscherini è cauto: “Non si può dire che la proliferazione del cinghiale sia legata al surriscaldamento globale e all’inquinamento. Il cinghiale è un animale forte, che si adatta a tutte le tipologie di clima. Agli ungulati però dà fastidio la neve. Se le temperature dovessero aumentare e se smettesse di nevicare allora verrebbe meno uno dei fattori di pericolo per i giovani cuccioli. In una zona, storicamente molto nevosa, l’assenza di precipitazioni di questo tipo potrebbe portare all’incremento di animali selvatici”.
Incidenti, aumentano le richieste di indennizzo
Intanto, aumentano le richieste di indennizzo per incidenti a causa della fauna selvatica. Per il biennio 2017/2018 ammontano a 400.000 euro, a cui si aggiungono i risarcimenti previsti da sentenze per altri 440.000 euro. Gli episodi di cui si sono resi protagonisti i cinghiali sono all’ordine del giorno: di recente hanno fatto ‘visita’ agli anziani ospiti della casa di riposo Montefeltro di Urbino , a Fano un maschio di 60 chili è stato investito e ucciso a gennaio. A Modena, sulla A1, in un altro incidente ha perso la vita un giovane di 28 anni.