Fermignano, Ilaria Cucchi: “Mio fratello ucciso dalle carceri e dall’indifferenza”

di FRANCESCA DE MARTINO

FERMIGNANO – “Le carceri sono viste come una discarica sociale perché chi entra non ne esce una persona migliore. Quando si varca la soglia del carcere il detenuto non viene più tutelato come un cittadino comune e i suoi diritti vengono calpestati così com’è successo a Stefano”. Ha esordito così Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi morto mentre era in custodia cautelare nel 2009, nel corso della tavola rotonda “Giustizia o vendetta?” tenutasi a Fermignano. Ad attenderla una sala comunale gremita per ragionare e dibattere sui principi della garanzia costituzionale dei diritti dell’uomo, sempre più dimenticati da una società che dà spazio al pregiudizio. Insieme a lei giuristi ed esperti per entrare nel vivo del tema del garantismo e del giustizialismo.

“Mio fratello è morto di carceri, ma anche di indifferenza – ha proseguito la Cucchi -150 pubblici ufficiali hanno ignorato le sue condizioni fisiche all’Istituto Sandro Pertini  e i magistrati lo hanno trattato con sufficienza. Tutto questo per i pregiudizi e perché dietro a un detenuto tossicodipendente non hanno saputo vedere un essere umano degno di sentirsi tutelato dalle istituzioni.  Con Stefano non sono state osservate le garanzie fondamentali dei diritti dell’uomo non solo quando era in vita ma anche alla sua morte, come tutti sapete, quando sul tavolo dell’obitorio tutti hanno visto quelle lesioni e ne hanno ignorato le cause”.

La Cucchi al microfono del Ducato spiega: “Non può esistere la vendetta perché si passerebbe dall’altra parte. Il senso di giustizia restituisce dignità alla vittima”.

“La mia famiglia ha lottato dieci anni per vedersi riconosciuto oggi tutto ciò che noi davamo per vero sin dall’inizio. Ma la giustizia non deve operare in questo senso, se i diritti di mio fratello fossero stati garantiti da subito avrei frequentato molto meno le aule dei tribunali e non mi sarei devastata così tanto dal dolore insieme ai miei genitori”, ha concluso  il suo intervento la Cucchi.

Non si sono rivolte critiche alle istituzioni ma si è fatto richiamo al valore dei diritti dell’uomo come diritti che vanno alimentati e applicati a tutti senza distinzione di condizione sociale. La figura del detenuto è stata al centro del dibattito perché a oggi è quella più discriminata.

“Lo scopo dell’evento è stato formare i  cittadini del nostro territorio su questioni complesse come il garantismo e il giustizialismo che sono difficili da capire quando si è digiuni di diritto. Il nostro intento è dare a tutti gli strumenti tecnici per poter riflettere su questi temi”, così ha introdotto l’incontro Gianpaolo Ornaghi.

A presentare l’evento anche il sindaco di Fermignano Emanuele Feduzi, che ha introdotto il tema del dibattito politico attuale: “Ringrazio l’Anpi di Valmetauro perché parlare di resistenza in un paese ormai dominato dal populismo è un grande contributo. E’ proprio questo ambiente populista che porta la gente a processare gli altri attraverso i social network dimenticandosi di un principio così prezioso come quello del garantismo”. “Oggi chi esce dal carcere non riesce più a reinserirsi nella società a causa dei pregiudizi e questo fenomeno va combattuto”, ha concluso Feduzi.

Si è fatto anche cenno alla legge sulla tortura introdotta nel nostro ordinamento nel 2018, dopo trent’anni dalla convenzione dei diritti dell’uomo ONU. “Con la legge sulla tortura l’Italia finalmente si è evoluta, ma lo ha fatto mettendoci un rattoppo: le condizioni di applicabilità della legge sono difficili da verificare. Lo dico da avvocato che vive la trincea quotidiana dei processi penali”, ha detto l’avvocato Elia De Caro dell’Associazione Antigone.

Nel corso dell’incontro si è tornati anche sul problema del sovraffollamento delle carceri italiane, troppi detenuti e poco personale in grado di dargli la giusta assistenza per fornirgli un percorso rieducativo efficiente. Dafne Ballerini dell’associazione Antigone ha portato la sua esperienza per quanto riguarda la Regione Marche e la Provincia di Pesaro e Urbino evidenziando come anche la nostra provincia soffre di un sovraffolamento preccupante: “L’Istituto penale Villa Fastiggi, dove lavoro, è in condizioni poco utili alla rieducazione del detenuto perché mancano le strutture ricreative”.

“I diritti umani vanno garantiti sempre e rendere le carceri un ambiente sicuro e tutelato è un modo per alimentare questi diritti. L’Italia è stata più volte richiamata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per sovraffollamento  delle carceri, dalla sentenza Torregiani del 2013 la situazione ora sembra migliorata ma dobbiamo fare meglio perché casi come quello di Stefano Cucchi non si ripetano”, ha dichiarato l’avvocato Fabio Anselmo.

L’evento segue a una serie di incontri organizzati dall’Anpi Valmetauro in collaborazione con l’associazione Antigone per avvicinare il territorio a tematiche complesse e poco trattate.

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