di MARCO FERRARI
URBINO – Attorno a Mario Rosati, candidato sindaco per la coalizione di centro sinistra Pd, Cut e Urbino al centro, si è riunito un gruppo di giovani urbinati dai venti ai trent’anni, pronti a sostenerlo e ad appoggiare le sue politiche. Si sono battezzati “Voce ai giovani” e vogliono contribuire con idee e proposte nuove alla linea della futura amministrazione. “Speriamo di vincere noi” scherza Davide Balducci, uno tra i membri più attivi della piccola comitiva e aspirante consigliere comunale per il Partito Democratico, “ma chiunque la spunti alle elezioni non potrà più esimersi dal coinvolgerci nel processo decisionale della città”.
Classe 1991, Davide ha studiato Architettura a Firenze e ora è tornato a casa. È uno dei tanti giovani in cerca di impiego che si barcamena tra un lavoretto e l’altro. Alla passione per la sua materia d’elezione unisce quella per la politica: “Più partiti si sono fatti avanti per coinvolgermi”, racconta al Ducato durante una riunione alla sala del campo sportivo di Castelcavallino, “ma non credevo in quei progetti e pensavo bene di lasciar stare. Poi è arrivato Mario”.
Sono una ventina i giovani seduti attorno a un tavolo della piccola sala e discutono di come cambiare la loro città. Si vedono un paio d’ore prima che il grosso dei sostenitori arrivi per ascoltare le parole di Rosati e dei suoi alleati. Quasi tutti hanno esperienze diverse: c’è chi sta finendo gli studi in medicina e chi si occupa di comunicazione; chi fa il responsabile commerciale in un’azienda del posto e chi invece aiuta i genitori nell’impresa di famiglia. Si sono costituiti da appena un mese e ancora cercano di capire che cosa fare da grandi, ma già hanno chiari i loro obbiettivi. “Il rapporto con l’Università, l’organizzazione di eventi culturali e l’organizzazione dei trasporti sono i temi che più ci interessano, quelli che più sentiamo vicini a noi”, continua Davide, “non è dell’ordinaria amministrazione che vogliamo occuparci, ma di un nuovo modo di concepire Urbino”. Durante la discussione, qualcuno fa anche accenno all’ultima ordinanza della giunta Gambini, quella sulla chiusura anticipata dei locali: “È una soluzione semplicistica a un problema complesso e che va affrontato coinvolgendo tutte le parti in gioco”, dicono in coro i ragazzi, “il proibizionismo non è la risposta”.
Luca Zanarelli, anche lui classe 1991, racconta: “Noi siamo la generazione che più ha avuto modo di aprirsi al mondo, di viaggiare in Europa e di studiare fuori dalla città. Ma quando torniamo a casa abbiamo l’impressione di vivere sotto una campana di vetro. Questo ha i suoi lati positivi, ma in Mario vediamo una diversa apertura mentale, uno slancio verso il futuro”. Beatrice Giannotti invece apprezza il suo taglio pratico. “Mario lavora in un settore (organizzazione di eventi e manifestazioni in una cooperativa sociale ndr) che per Urbino è molto importante e potrebbe portare la sua professionalità fuori dall’azienda, mettendola così al servizio della comunità”.
Mano a mano, sempre più persone prendono posto nel piccolo edificio. Mario Rosati arriverà di li a poco, accompagnato dai tre leader della sua coalizione (Maria Francesca Crespini, Francesco Desideri e Lorenzo Santi). A dare l’avvio alla discussione è però ancora Davide, che, preso posto accanto ai quattro, esordisce citando Berlinguer: “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno. Mi sono impegnato per mobilitare dei ragazzi e per raggiungere i miei coetanei. La loro presenza qui è straordinaria”.