“Così studiamo gli atleti a tavolino”, la ricerca scientifica nel mondo dello sport

di ELIA FOLCO

URBINO- Lo studio delle statistiche per scoprire nuovi talenti e migliorare le prestazioni: l’introduzione di nuovi parametri di studio nel valutare il lavoro degli atleti, in futuro potrebbe cambiare radicalmente i metodi di allenamento degli sportivi, così come il sistema per valutare le prestazioni, sia individuali che collettive.

“Dieci anni fa- spiega Mirko Marcolini, ingegnere di K-sport Universal S.r.l– esistevano ad esempio aziende che si occupavano di seguire le partite di calcio e di riportare le varie statistiche, tra passaggi, tiri, cross e così via, senza però un metodo oggettivo: basti pensare che con questi sistemi Antonio Cassano vinceva il titolo di “piedi a banana” perché era il giocatore che sbagliava più passaggi”. Questi nuovi sistemi, invece, potrebbero permettere alle società di calcio di studiare gli atleti sin dai settori giovanili, riconoscendo i più abili e dimostrando che è possibile studiare le capacità di un atleta e di una squadra tramite dati numerici. L’ingresso della tecnologia potrebbe portare sviluppi importanti nel modo di pensare lo sport.

Di questo si è parlato durante l’incontro di ieri, martedì 8 aprile, nella Sala degli Incisori al Collegio Raffaello in occasione della giornata mondiale della proprietà intellettuale (dedicata quest’anno allo sport). Con Marcolini, all’evento ha partecipato anche Marco Vignaroli, di Benelli Armi S.p.a.

Geo-localizzazione, algoritmi e Iet: il calcio del futuro

E il calcio è ovviamente al centro di questi studi. Per rendere più affidabili i risultati era necessario modificare il sistema di rilevamento. “Bisognava ripensare le partite come fossero un videogame – dice Marcolini -, immaginare le posizioni dei giocatori come pedine che si muovono sulle assi x e y di un diagramma. Questo ha portato alla nascita di un sistema GPS con cui da remoto si monitora la posizione dei calciatori per cinquanta volte al secondo. Abbiamo poi utilizzato metodi matematici per sviluppare un sistema che permette di determinare le migliori scelte di gioco, assegnando ad ogni calciatore un’area di competenza, in cui ha possibilità di azione. Possiamo così determinare il coefficiente di difficoltà dei passaggi e capire ad esempio quanto Andrea Pirlo sia bravo a farli”.

Si intuisce che questo sistema può avere enormi sviluppi di applicazione, fino a permettere di analizzare i settori giovanili e riconoscere i talenti più promettenti: “Qualcuno dei giocatori che abbiamo analizzato – dice Marcolini – oggi è in serie A, ma non voglio fare nomi. Tra i nostri maggiori successi c’è poi lo sviluppo di un parametro, riconosciuto anche da università italiane (tra cui quella di Urbino) ed estere, che è l’Iet (indice di efficienza tecnica), l’unico in grado di valutare effettivamente la possibilità di vittoria: all’aumentare del suo valore aumenta anche la possibilità di vittoria”.

Ma i dubbi ci sono, e nel mondo del calcio non mancano le riserve sull’utilizzo di questi nuovi mezzi e si preferisce affidarsi al proprio istinto: uno degli ospiti, tifoso della Roma, osserva infatti come la squadra giallorossa abbia iniziato ad avere difficoltà sul mercato dopo la partenza di Walter Sabatini e l’arrivo di Ramon Monchi, convinto sostenitore della tecnologia. Qualcuno però osserva che neanche Giampiero Ventura, ex ct della Nazionale, usava la tecnologia (e sappiamo tutti come è finita).

Tecnologia e salute

Uno degli strumenti che la società ha sviluppato nel monitoraggio delle prestazioni degli atleti è una maglia che rileva l’elettrocardiogramma di chi la indossa, realizzata integralmente in materiale tessile, utile anche per evitare casi drammatici di atleti deceduti in campo (come nel caso di Piermario Morosini del Livorno, deceduto il 14 aprile 2012 durante la partita Pescara-Livorno per una crisi cardiaca). “Stiamo anche sperimentando la possibilità di valutare la ventilazione e il sudore, per conoscere il carico di lavoro del giocatore quando è stanco” spiega Marcolini, che poi sottolinea come “la presenza di questi controlli costanti potrebbe anche riuscire a sconfiggere il fenomeno del doping, tramite proprio le analisi giornaliere, o almeno questo si spera”.

“Quanto costa non investire?”

È questa la domanda con cui Marco Vignaroli conclude il suo intervento, nel quale ha presentato il lavoro di ricerca, fatto in collaborazione con l’Università di Urbino, che ha portato allo sviluppo dell’828USport, un fucile sovrapposto per il tiro sportivo: “Le aziende devono guardare al futuro, avere un approccio all’innovazione. Tagliare i costi a ricerca e sviluppo è facilissimo, ma non può essere una soluzione: è vero che non da risultati nell’immediato, ma così si ostacola il cammino verso il futuro. Noi- continua Vignaroli-  ci siamo sempre orientati verso l’innovazione e la ricerca, purtroppo questo non vale per tutti. Ciò che bisogna cercare di fare è combinare la ricerca con lo sviluppo tecnologico, in modo da avere risultati anche sul mercato. Se avessimo pensato al risparmio, non saremmo riusciti a sviluppare un sovrapposto che oggi è venduto in tutto il mondo”.

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