di FRANCESCO COFANO e LUCA GASPERONI
URBINO – Ancora spade incrociate nel Montefeltro. Spade medievali lunghe e affilate con i duellanti che si proteggono con i brocchieri, piccoli scudi usati dai cavalieri del XV secolo.
Nel palazzetto dello sport Mondolce di Urbino non c’erano cavalieri, ma atleti che lo scorso weekend si sono sfidati per la sesta tappa del campionato nazionale di scherma storica.
Solo le armi ricordavano l’antica corte di Federico. Tutto il resto superava la rappresentazione storica per diventare vero sport agonistico. Gli atleti indossavano moderne divise da scherma, gli arbitri controllavano la regolarità del duello e i punti venivano segnati con il computer.
La singolar tenzone
Il regolamento dell’Hema (Historical european martial art) prevede che gli schermidori si affrontino in una pedana quadrata per tre minuti. Vince chi fa più punti nel tempo a disposizione, colpendo l’avversario con la punta o la lama della propria spada. Ma le protezioni attutiscono il colpo e sul campo non rimangono feriti da soccorrere.
I partecipanti sono stati quasi un centinaio. Tra loro anche Sara Vertanen, la campionessa finlandese in carica che nonostante il lungo viaggio ha deciso venire a Urbino per prendere parte alla manifestazione.
Un successo per l’associazione sportiva urbinate “Sala d’arme Aquila Gladiatrix”, nata nel 2014 dall’iniziativa di Luca De Sensi e Nicolò Gamba, i giovani fondatori. “Federico da Montefeltro fu un famoso condottiero della sua epoca – dice Luca – e alla sua corte raccolse non solo famosi artisti e letterati ma anche maestri d’arme”.
Non è un caso, infatti, che a Urbino siano stati scritti due trattati sulla scherma. Il primo, opera di Filippo Vadi, che alla fine del Quattrocento scrisse il De arte gladiatoria dimicandi, dedicato al duca Guidobaldo da Montefeltro. Il secondo invece risale al Seicento e fu scritto dal maestro Ridolfo Capoferro.
Ora l’associazione conta 16 membri e negli ultimi cinque anni ha partecipato a più di 70 tornei – anche in Ungheria e in Olanda – conquistando 41 medaglie. Più che un’associazione, l’Aquila Gladiatrix è una famiglia allargata per i suoi iscritti. “Nelle trasferte ci muoviamo col pulmino e dormiamo nella stessa casa cucinando tutti insieme. Si cerca sempre di fare gruppo” racconta Nicolò. E come ogni famiglia che si rispetti, non mancano le tradizioni. “Quando un atleta conquista una medaglia, nell’allenamento successivo porta qualcosa da mangiare per festeggiare la vittoria”.
Medaglie per Brescia e Frascati
Nella due giorni di fendenti e stoccate ha spiccato la Sala d’armi Guardia di Croce di Brescia, capace di portare sul gradino più alto del podio i suoi schermidori in due delle tre categorie. Nella spada e brocchiero open (aperta a uomini e donne) ha avuto la meglio Paolo Urgesi, mentre nella spada a due mani open ha trionfato Moreno Ricci.
C’è gloria anche per la Scuola d’arme Fiore dei Liberi di Frascati: la sua iscritta Ramona Polidori ha conquistato il primo posto nella spada a due mani femminile.
Nella giornata di sabato al termine delle gare ci sono stati anche due seminari dedicati alla preparazione psicologica e all’alimentazione di uno schermidore. “La cosa più importante è gestire l’attivazione nervosa – spiega Daniele Cupparoni, psicologo dello sport – spesso capita di pensare al duello troppo in anticipo e quindi le energie mentali si sprecano perché sono un serbatoio non infinito. Oppure si ha un’attivazione tardiva: è il caso di atleti che si accendono solo durante il combattimento”.
La dieta dello schermidore
Ma prima ancora di una gara è necessario seguire una dieta corretta. Secondo Paolo Ninfali infatti, professore di biochimica della nutrizione, per ottenere buone prestazioni durante lo sforzo, “bisogna bilanciare carboidrati e proteine con gli antiossidanti presenti nella frutta e nella verdura, perché questi proteggono dai danni dei radicali liberi, prodotti in misura più abbondante da un atleta rispetto ad una persona sedentaria”.
Al termine dell’edizione l’attenzione è già proiettata al 2020. I due fondatori dell’associazione pensano a qualcosa di speciale per celebrare i cinquecento anni dalla morte di Raffaello. “Faremo una locandina a tema e cercheremo di collaborare con qualche museo per avere maggiore visibilità – dice Nicolò -, l’idea ci è venuta domenica a torneo finito mentre bevevamo una birra con i ragazzi della nostra sala”.