di NICHOLAS MASETTI e GIACOMO PULETTI
TORINO – Una cultura in spazi fisici ma sopratutto mentali. Due fili rossi spesso distanti ma collegati nel tema del prossimo Festival del giornalismo culturale, il viaggio. Andrà in scena dal 14-15 settembre con gli appuntamenti ad Abbadia di Fiastra e Ascoli Piceno, per poi svilupparsi nella terra dove è nato (sarà la 7° edizione), ovvero Pesaro (3-4 ottobre), Fano (5 ottobre) e Urbino (6 ottobre).
Un territorio che si amplia sempre di più, con i direttori del Festival – giunto alla 7° edizione – Lella Mazzoli e Giorgio Zanchini che daranno la parola e l’attenzione anche ai territori colpiti dai sismi del 2017 prima, e 2018 poi. “Viaggiare fa parte della tradizione giornalistica italiana, dagli inviati di guerra a quelli culturali”, spiega Zanchini durante la presentazione nello spazio Superfestival del Salone Internazionale del Libro di Torino. Inviati di guerra, culturali, di viaggio, l’importante del reportage è descrivere e raccontare.
La parola del viaggio viene così calata all’interno delle diverse forme culturali che vanno dalla letteratura, al cinema, passando per la storia e l’arte visuale. “Esperienze di viaggio ma anche di studio”, spiega Angelo Ferracuti, autore nel 2018 del libro Gli spaesati: reportage dalle zone del terremoto del centro Italia, che spiega come quelle “zone siano abbandonate e dimenticate, paesaggi di natura morta”. Insieme al fotografo Giovanni Marrozzini, entrambi saranno ospiti al Festival, lo scrittore marchigiano racconta il tema del reportage, “l’eccellenza del viaggio”. “Il luogo dell’altrove e della scoperta”, racconta Ferracuti parlando di cronache sul campo dalla Bolivia nei luoghi dove morì Che Guevara o di navigazioni nel fiume della foresta Amazzonica. “La mia agenzia di viaggi è la libreria”, racconta Marozzini, spiegando l’importanza di attingere da film e testi l’immaginario utile al viaggio. Le sue opere faranno parte di una mostra itinerante al prossimo Festival del giornalismo culturale.
Durante il “viaggio” di presentazione è intervenuto anche il giornalista e sociologo della comunicazione Massimiliano Panarari: “Il giornalismo culturale è cambiato con le tecnologie. Nella cross-medialità attuale c’è bisogno di allacciare fili e riannodare pensieri”. E prosegue: “Ci vuole coraggio nel portare punti di vista, c’è necessità di un’offerta plurale e ricca”. Il mercato ha bisogno di idee e punti di vista diversi, non di gerarchie. “Una fotografia dei media non basta più – racconta Zanchini – ora servono fili rossi che conducano ad altri temi”.
Il giornalista e direttore dei corsi della Scuola di giornalismo Giampiero Gramaglia spiega l’importanza del giornalismo nella cultura: “I giornalisti devono essere tutori e portatori di cultura anche se spesso il racconto della realtà è inclinato in base alla moda dei lettori e all’essere succubi delle tecnologie”. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna parla di come “oggi tutti sanno tutto di tutti senza riflettere su nulla”. “Il giornalismo deve essere un’agenzia culturale in grado di saldare la memoria senza cambiare l’identità ma solo il canale di trasmissione” spiega Verna, presidente del consiglio nazionale dall’ottobre del 2017.
L’evento si legherà anche al Festival Firenze RiVista organizzato da Andrea Caciagli, che quest’anno avrà come tema portante le mutazioni sociali, culturali e linguistiche, relazionando giornalismo ed editoria. Ci saranno anche laboratori, “per raccontare meglio sé stessi”, spiega la direttrice Mazzoli. Verranno festeggiati gli anniversari di tre importanti scultori della cultura: il compositore Gioacchino Rossini, il poeta Giacomo Leopardi e il pittore Raffaello Sanzio. Il tutto scambiandosi idee e rendendo, con ospiti provenienti da campi diversi, la cultura più fertile.