Al Sanzio va in scena Overload: tra pesci rossi e attori “nuotatori” nel ricordo di Foster Wallace

Una scena di Overload, al teatro Sanzio di Urbino
di LINDA CAGLIONI

URBINO – “Sono uno scrittore. Sono americano. E sono già morto”. Inizia con le parole di un quasi redivivo David Foster Wallace lo spettacolo Overload, firmato dalla compagnia Sotterraneo e andato in scena al teatro Sanzio.

Una trama che si sbroglia per poco più di un’ora, tra monologhi senza chiusa dello scrittore morto suicida nel 2008 e la possibilità del pubblico di guardare “altri contenuti”, attivati attraverso lo sfoggio da parte dell’attore di un foglio che ritrae una cartella del pc. Agli spettatori del Sanzio basta alzarsi in piedi per mettere in moto il cambio della scena, che si anima così di brevi sketch al limite del paradossale: un atleta che nuota tra e addosso al pubblico, due tenniste che raggiungono l’orgasmo durante la partita, un babbo Natale inquietante, due polli che duellano strenuamente per la vita.

A fare da fil rouge tra gli scenari surreali che si danno il cambio su un palcoscenico che pare esplodere di dettagli, un acquario abitato da due pesci rossi, per rimandare ad alcune delle più celebri parole di Wallace: “Un giorno due pesciolini incontrano un pesce più anziano, che chiese loro ‘Com’è l’acqua?’. Ma i due pesciolini non ci avevano mai pensato. Capirono per la prima volta che avevano trascorso la loro vita nell’acqua senza rendersene conto, senza sapere cosa fosse”.

La voce di un Wallace con bandana e scarponi mormora e filtra tra un capitolo e l’altro della vicenda di Overload, chiede agli spettatori se siano consapevoli o meno della bolla in cui sono immersi da sempre. Li incalza per testare la loro capacità di rimanere concentrati (“la soglia di attenzione è di 8 secondi per gli umani, contro i 9 di un pesciolino rosso, secondo la scienza”), in una quotidianità sovraccaricata da informazioni e stimoli.

Attraverso l’uso di un sarcasmo spietato, lo spettacolo scritto da Daniele Villa (e interpretato da Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati e Giulio Santolini) ricorda quanto la capacità di selezione sia un dono prezioso in una modernità che rumoreggia senza tregua.

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