di ALICE POSSIDENTE
URBINO – “Una settimana in Turchia! Ma sei matta!” Questa la reazione di alcuni genitori all’annuncio che i figli, liceali del Laurana-Baldi di Urbino, sarebbero partiti per Dosemealti, a 40 minuti da Antalya, in Turchia dal 20 al 28 maggio 2019. A prendere parte al progetto, finanziato dall’Erasmus Plus e organizzato dall’associazione turca Euroteam, Tommaso, Ilenia, Gonxehlina e Lucrezia del liceo delle scienze umane e Valentina e Arianna, del liceo scientifico. Insieme a loro, altri 24 studenti, tra i 16 e i 19 anni, provenienti da Repubblica Ceca, Turchia, Gran Bretagna e Spagna.
Il tema da trattare era disoccupazione giovanile e imprenditorialità. Ma in realtà appena i ragazzi hanno saputo dell’opportunità di poter andare per una settimana in Turchia, è passato in secondo piano. “‘Turchia? Wow!’ Mi sono detta – ammette Valentina – solo dopo ho capito di cosa andavamo a parlare”.
La paura iniziale
Il primo impatto è stato di smarrimento. “All’inizio eravamo spaventate. Ci rassicurava l’idea di essere in camera insieme, ci eravamo già organizzate, ‘tu porti il phon, io la piastra’, – dicono in coro Lucrezia e Valentina – poi una volta arrivate lì abbiamo scoperto che in ogni camera c’era uno studente di nazionalità diversa”. Già alla sera, però, assicurano, “siamo riusciti a stabilire un’intesa con gli altri”. Non con tutti, in realtà. “I ragazzi della Repubblica Ceca, ad esempio, stavano sempre in disparte” dice Tommaso. “Con gli spagnoli e i turchi, invece, mangiavamo al tavolo tutti insieme, – aggiunge Valentina – piuttosto stavamo stretti, ma eravamo tutti insieme”.
“Io avevo paura dell’aereo” dice Tommaso. Non è chiaro quanto stia scherzando e quanto dica sul serio. “A me viaggiare non piace, però mi sono detto ‘vediamo, si tratta una settimana’. Ero l’unico ragazzo del gruppo italiano – continua – sapevo che avrei dormito con gli stranieri. Ma la cosa non mi spaventava”.
“Con gli spagnoli parlavamo in Italiano” dice Valentina. “E pure un po’ a gesti”, aggiunge Lucrezia. E naturalmente in inglese, che era uno dei criteri di selezione per la scelta degli studenti partecipanti. “All’inizio ero un po’ impacciato – dice Tommaso – mi ripetevo, ‘ma cosa starò dicendo?’, poi però ci siamo sbloccati subito”.
I posti disponibili erano solo sei e, oltre a un buon livello di lingua, “si sono dovuti stabilire altri criteri di selezione” spiega la professoressa Simonetta De Angelis, docente di inglese del Laurana-Baldi che si è occupata dell’organizzazione del progetto in tutte le sue fasi. “Abbiamo scelto i maggiorenni – dice la professoressa – con un buon livello di lingua inglese. Gli abbiamo chiesto un breve curriculum con lettera motivazionale e abbiamo tenuto conto del comportamento scolastico e non della media”. Ma è stata la motivazione la chiave per la selezione. E quello che ha spinto i ragazzi del Laurana-Baldi a fare domanda per partecipare è stata soprattutto la curiosità verso nuove culture.
Un melting pot di tradizioni
I 30 studenti, insieme ai docenti, hanno alloggiato in un albergo ad Antalya. Sette giorni intensi, a stretto contatto. Il programma era molto dettagliato e organizzato e ritmi giornalieri erano serrati. Al mattino c’era una presentazione a cura di un singolo Paese, e al pomeriggio alcuni workshop pratici su tematiche specifiche, sempre inerenti al mondo del lavoro e della disoccupazione. Si cenava alle 7 e la sera c’era spazio per le “serate internazionali”, dove gli studenti presentavano la storia, la geografia, la cucina e le tradizioni del proprio Paese. “Tra gli scambi culinari, la nostra cucina è stata la più apprezzata. Abbiamo portato la crescia di Urbino e tutti sono stati entusiasti del nostro tiramisù – ammettono soddisfatti – ci avevano assicurato che in Turchia ci fosse il mascarpone e invece ci siamo dovuti arrangiare con un formaggio locale, leggermente salato”.
I ragazzi turchi hanno mostrato un loro ballo tipico e le celebrazioni del matrimonio “che è totalmente diverso dal nostro. Noi, invece, abbiamo cantato Nel blu dipinto di blu di Modugno e Soldi di Mahmood (perché in Spagna è molto conosciuta)”. C’è stato spazio anche per brevi escursioni: “Siamo stati ad Antalya, nel palazzo del sindaco, una struttura modernissima. Però nel terreno accanto c’erano i pastori con le pecore”. Non è mancata neppure una visita alla sede della radio “Ci hanno intervistato, lì è come se fosse la nostra Rai!”
I saluti e la commozione
Il viaggio si è rivelato una grande opportunità per sfatare i pregiudizi: “La mentalità è totalmente diversa da quella che ci aspettavamo – dicono i ragazzi – Ad Antalya è addirittura vietato il burqa. La città è molto occidentalizzata, molto più Europea di quello che ci aspettavamo”.
“In genere – dice il professor Giuseppe Antonio Saluzzi, il docente di storia e filosofia che ha accompagnato i sei studenti durante il viaggio – partecipano a questo genere di scambi soltanto Paesi europei. Nel nostro caso, invece, era coinvolta anche la Turchia. Per i progetti giovanili si dà molto spazio all’integrazione e coinvolgere anche chi non è ancora in Europa è importante”.
“Per noi era la prima volta”, dicono i ragazzi italiani, mentre gli altri studenti avevano già avuto esperienze precedenti. In effetti, è la prima volta che il Laurana-Baldi partecipa a progetti di questo tipo, “Speriamo che si trasformi in un appuntamento duraturo”, dice il professor Saluzzi. “Io avevo proposto di organizzarlo qui, il prossimo anno” dice Tommaso, che sembrava il più scettico riguardo al progetto.
“Io di viaggi all’estero ne ho organizzati tanti – dice la professoressa De Angelis – ma l’entusiasmo e la partecipazione che ho visto questa volta era altissimo. Al ritorno ho visto negli occhi degli studenti l’orgoglio di aver partecipato al progetto”. E il professor Saluzzi aggiunge “Alla partenza i ragazzi piangevano”.
“È passato velocemente, un’altra settimana l’avrei fatta volentieri” dice Valentina. E se ci fosse la possibilità di ripartire, magari il prossimo anno, ripartireste? “Decisamente” rispondono tutti e tre convinti.