De Crescentini: “È Raffaello il miglior ambasciatore di Urbino nel mondo”

L'ex assessore al Turismo di Urbino, Andrea De Crescentini
di MARIA LETIZIA CAMPARSI

Andrea De Crescentini dal 7 giugno è il nuovo assessore al Turismo di Urbino, una delega che il sindaco Maurizio Gambini ritiene cruciale per la città. “Ma non sono un politico – sottolinea De Crescentini – mi hanno chiesto di ricoprire questo ruolo come ‘tecnico’ e io accettato”. Attualmente è il responsabile Comunicazione e relazioni esterne della Banca di Credito di Gradara. Ex assessore al Turismo nel Comune in cui lavora e tuttora amministratore di Gradara Innova, l’ente che organizza eventi e che l’estate riempie il borgo di migliaia e migliaia di persone. Si presenta come “una persona normale, non ho la bacchetta magica per cambiare da un giorno all’altra questa città, ma ho molta esperienza dalla mia parte”.

Quali progetti e iniziative ha in mente per rilanciare il turismo a Urbino?

“È necessario pensare a progetti a breve, medio e lungo termine, ristrutturando la strategia turistica di Urbino. La mia idea di turismo è nata nel corso degli anni, non solo da quando sono stato nominato assessore. Ho maturato molta esperienza nei musei e soprattutto ho avuto un rapporto stretto con lo stilista Elio Fiorucci: da lui ho imparato molto sulla comunicazione e sul marketing. E proprio da qui secondo me bisogna ripartire per rilanciare Urbino: prendere consapevolezza del valore storico-culturale della città ed essere in grado di trasmetterlo. Il tutto con umiltà, perché sono molti anni che si parla del potenziale di Urbino, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, ma è ora di strutturare una progettualità concreta su più livelli. Un’altra cosa fondamentale per rinvigorire il turismo in città è curare l’accoglienza: il centro storico deve essere un giardino della nostra città. Mi spiego meglio con un esempio: se una casa è bella ma non ha un giardino curato nel suo complesso non fa una bella impressione, così io non voglio che i turisti che arrivano in centro trovino erbacce o mattoni rotti in vista”.

I punti di forza di Urbino e la strategia per sfruttarli?

“Non basta fare una mostra per attirare i turisti. Sono necessari interventi passo dopo passo, progetti concreti. Uniti a un abile lavoro di comunicazione per rilanciare il brand della città. Un ottimo inizio sarebbe instaurare collaborazioni importanti con i Comuni sulla costa, come succede anche in altre regioni. La cosa più importante è far capire che Urbino non è così lontana dalla costa come sembra. C’è una percezione sbagliata dei tempi di percorrenza per raggiungerla e questo ci penalizza. Poi gli scomodi collegamenti extraurbani non facilitano certo le cose. In poche parole: servono tanti eventi e tanti servizi”.

E Raffaello?

“Un altro punto di forza di Urbino è la figura di Raffaello, che deve diventare più chiaramente legata al nome della città. Faccio un esempio: anni fa feci un viaggio in Australia e quando dissi che ero di Urbino nessuno la conosceva. Provando però a dire che era vicino a Misano Adriatico mi sono accorto che tutti conoscevano quel posto grazie alla MotoGP. Ho provato allora a chiedere se conoscevano il pittore Raffaello Sanzio e mi hanno detto di sì, ma nessuno lo collegava alla sua . Non va bene mi sono detto: Raffaello deve essere l’ambasciatore di Urbino nel mondo. E tuttora penso che questo debba essere il nostro obiettivo. L’anno prossimo festeggeremo Raffaello in onore dei 500 anni dalla sua morte: sarà una buona occasione per imprimere indissolubilmente il suo nome nell’immagine della città”.

Da assessore al Turismo di Gradara è riuscito a organizzare eventi che riempivano la città. Li riproporrà anche a Urbino?

“Urbino ha le sue peculiarità che la differenziano da Gradara. Io punterò sulle sue caratteristiche per organizzare degli eventi che stimolino la partecipazione anche dall’esterno. Non escludo però che possa nascere una collaborazione anche con Gradara, che è la città di Paolo e Francesca, a partire appunto da una sinergia di tipo storico, artistico e culturale. La mia parola chiave, poi, per i prossimi cinque anni è “Rinascimento”, che significa creatività a 360 gradi”.

Uno dei problemi è il turismo “mordi e fuggi”. Come cambiarlo? Ha un modello di città a cui si ispira?

“È chiaro che Urbino è una cittadina piccola e forse chi non si ferma a dormire continuerà a essere la maggioranza dei turisti. In ogni caso, per radicare di più il turismo penso che sia necessario lavorare in maniera sinergica col territorio: coinvolgere altre cittadine, altre struttura e fare rete. Chi visita il nostro territorio vuole godere di tutte le sue bellezze: l’Appennino marchigiano, i centri storici e il mare. Infine non ho un modello preciso cui mi ispiro, però mi piace molto come Torino e il Piemonte gestiscono il turismo e la comunicazione”.

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