di NICOLETTA PETTINARI
URBINO – Di don Umberto Brambati si ricordano soprattutto due cose: il pulmino bianco, compagno fedele di tanti campeggi con i ragazzi, e il gesto delle “forbici”, che era solito fare quando bisognava tagliar corto con discorsi troppo lunghi. Don Umberto si è spento sabato 22 giugno all’età di 86 anni dopo una vita spesa a favore dei giovani, votato alla “missione” di coinvolgere i ragazzi con il mondo parrocchiale, senza mai risparmiarsi.
Originario di Codogno, nella provincia di Lodi, era arrivato a Urbino nei primi anni Sessanta e da allora aveva svolto numerosi incarichi nell’arcidiocesi, tra cui la direzione del seminario di Urbino e l’insegnamento della religione alla scuola media “Paolo Volponi”. Tra i suoi alunni c’è stato anche l’assessore Roberto Cioppi: “È sempre stato un punto di riferimento e una guida per i giovani – afferma – la sua morte è una grave perdita per tutta la comunità. Personalmente era un caro amico di famiglia e lo ricordo con grande affetto”.
La parrocchia della Santissima Annunziata era stata la prima ad accoglierlo nel Montefeltro, poi una parentesi a Colbordolo, che adesso fa parte del comune di Vallefoglia, e una a Gallo di Petriano. Nel 1996 il ritorno alla Santissima Annunziata, dopo la morte di padre Ugo del Moro. Dal 2012 era sacerdote del Santuario di Ca’ Staccolo.
Famose e impresse nella memoria collettiva sono le sue “invenzioni”, con le quali è riuscito a coinvolgere i giovani e aiutarli, non solo nel cammino religioso, ma soprattutto a livello formativo. Nel 1997 aveva istituito i ritiri per la cresima a San Cassiano, presso la chiesa di Cavallino, a una settimana dalla funzione. Nel 2001 invece l’idea dei “teen camp”, i campeggi dedicati agli studenti dalla prima alla quinta superiore e che, d’estate, costituiscono ancora un polo di aggregazione per i ragazzi e le famiglie.
“Don Umberto ha sempre voluto creare un gruppo coeso tra i giovani e gli animatori, nel segno della condivisione e della convivialità. Prima ancora che un ottimo sacerdote, era una persona speciale, una guida silenziosa – dice Marco Lazzari, uno dei coordinatori del “teen camp” -. Ricordo con piacere il campeggio del 2010 in Valle Aurina, quando don Umberto ci ha raggiunto in autobus e ha seguito tutta la parte formativa, lasciando a noi animatori la parte ludica”.
Alle parole di Lazzari fa eco la testimonianza di Luca Silvestrini, soprannominato “Silver”, anche lui nello staff del “teen camp”: “Ha sempre creduto nei giovani e si è sempre speso in loro favore. Cinque anni fa, quando è scomparso Federico ‘Fred’ Zolfi, che aiutava come cuoco al campeggio, ha voluto intitolare a lui il ‘teen camp’, che infatti è diventato ora ‘teen camp Fred’. Umanità, generosità e umiltà erano le sue tre migliori caratteristiche”.
Fuori dalla chiesa di San Domenico, dove si è svolto il funerale, molte persone hanno voluto dare l’ultimo saluto al sacerdote: “Era un faro e un esempio per tutti”, dicono in tanti prima di entrare per seguire la funzione.