di NICHOLAS MASETTI
URBINO – Una data accomuna la nascita del maestro e dell’allievo. Il 24 marzo del 1986, nella città rinascimentale di Urbino è nato Matthias Martelli. Lo stesso giorno, sessant’anni prima, nel comune di Sangiano in provincia di Varese, vedeva la luce Dario Fo, che di lì a poco sarebbe diventato colonna portante del teatro italiano della commedia e della satira. Oggi da nord a sud, da Bruxelles a Catania, Martelli sta portando in scena tutto ciò che ha conosciuto, apprezzato e imparato dal premio Nobel per la letteratura del 1997, compreso il suo cavallo di battaglia Mistero buffo.
DAI CALCI AL PALLONE VICINO AL DUOMO ALLA CONOSCENZA DI DARIO FO
Su il sipario. Solo sulla scena, in azione sotto la luce dell’occhio di bue e in piedi su un palco nero. Così Matthias si esibisce in teatri pieni, dopo una gavetta che lo ha visto recitare in piazze e feste di paese. Tutto questo ha avuto inizio a Urbino. “Giocavo a calcio nei vicoli vicino al Duomo dove vivono ancora i miei genitori” dice Martelli al Ducato. Raggiunto al telefono, tra fiatone per le scale e valigie scaricate per il suo tour non stop, l’attore racconta che, nonostante giri sempre per tutto il Paese, “quando posso torno volentieri a Urbino, una città con un’estetica pazzesca che mi rigenera”. Quando Matthias torna a casa vive i pregi di una comunità piccola, dove tutti si conoscono e sono “tanti a volermi bene, a fermarmi e salutarmi”. Ha studiato al liceo classico Raffaello e ricorda ancora la sua professoressa di greco, latino e letteratura Roberta Agostinelli, “che mi segue spesso nei miei spettacoli”.
Matthias, il teatro e Dario Fo li ha scoperti in casa, in compagnia della sua famiglia. Si è innamorato a dieci anni in una sera in cui, insieme alla famiglia, ha visto una videocassetta di Mistero buffo, la registrazione dello spettacolo andato in scena nel 1977 al cinema Ducale. “Lì ho capito cosa volevo fare” spiega l’attore, che vive a Torino da oltre sette anni dopo un percorso di studi storici tra Valencia, Bologna, Firenze e Roma. Poi l’immersione nel mondo del teatro – a Urbino non lo aveva mai fatto – attraverso la Performing arts university del capoluogo piemontese, “una scuola che mi ha insegnato tante cose, soprattutto la creatività e la scrittura”. Tramite un esame conosce Dario Fo: “Gli mandai una email e mi rispose chiamandomi con tanta umiltà”. Era il 2013. Da lì la vita di Matthias cambia.
L’EVOLUZIONE DI MATTHIAS MARTELLI FINO AL TOUR INTERNAZIONALE
“Sono uno di coloro che porta avanti il tipo di teatro di Dario Fo” racconta Martelli, che sente in scena “l’energia di Dario e di sua moglie Franca Rame“. Un teatro totale, dove l’attore sulla scena è solo, senza nulla intorno. Rappresenta la tradizione dei giullari, gli artisti ribelli contrari al potere. L’attore urbinate però riadatta lo stile di Fo con diverse accezioni e richiami alla contemporaneità, come la satira politica. “Il pubblico deve immaginare, questo è un teatro particolare” dice Matthias. Nel suo #sghignazzatour ci sono anche due spettacoli scritti e messi in scena dallo stesso Matthias: Il mercante di monologhi e Nel nome del dio web.
Il primo, che andrà in scena anche alla Rocca Malatestiana di Fano venerdì 27 dicembre, nasce con l’idea “di riportare sul palco i monologhi dal vivo”. Il secondo invece, atteso in provincia il 18 gennaio al teatro Concordia di San Costanzo, “fa una riflessione su come stiamo diventando webeti, come se l’iperconnessione fosse una nuova religione”. Non farà tappa al teatro Sanzio di Urbino ma nell’estate del 2019 è andato in scena due volte nella città rinascimentale: il 13 agosto a Palazzo Ducale e il 26 nel cortile del collegio Raffaello. “Mi piacerebbe anche tornare a Pesaro, ma non sempre è così facile” spiega l’attore che il 28 ottobre del 2017 portò all’Astra Il mercante di monologhi.
Giù il sipario. Una foto di Dario Fo in compagnia della moglie Franca Rame, proiettata sul telone, accompagna il pubblico verso l’uscita dopo lo spettacolo Mistero buffo che sabato 14 dicembre sarà al teatro Comunale di Cagli. In sottofondo suona la canzone Stringimi forte i polsi, il brano che Dario scrisse per Franca e che nell’ottobre del 2016 aprì i funerali del maestro di Matthias, da sempre e per sempre suo allievo: “Voglio lasciare al pubblico l’immagine di coloro che hanno scritto una pagina universale del teatro”.