di VALERIO SFORNA
URBINO – Da dieci anni il numero di imprese in provincia di Pesaro e Urbino, come in tutte le Marche, diminuisce. Tra dicembre 2018 e novembre 2019, il saldo del numero delle attività in provincia registra -252 unità. Serrande abbassate, capannoni vuoti e nessun bilancio da consegnare. Questo è uno degli aspetti evidenziati dall’Osservatorio congiunturale “Trend Marche”, presentato oggi da Cna, Confartigianato e Ubi banca. Solo le piccole imprese e l’export tengono duro.
Nei primi undici mesi del 2019, le imprese della provincia in attività sono passate da 34.844 a 34.592 (- 0,7 %). Un’emorragia continua che nel decennio 2009-19 ha portato il saldo tra aziende aperte e quelle chiuse a registrare un drammatico meno 5.006. Un dato, quello della provincia di Pesaro e Urbino, purtroppo in linea con quello regionale. Da gennaio a novembre le imprese marchigiane in attività sono passate da 148.858 a 147.448 con un calo di 1.410 aziende. La flessione riguarda principalmente il settore del commercio (- 750 unità). Seguono l’agricoltura (- 688), il manifatturiero (- 258) e le costruzioni (- 334). La perdita delle imprese attive nei settori indicati non viene compensata dalla crescita del numero di aziende che si registra nel settore dei servizi: noleggio e agenzie di viaggio (+ 172 unità), attività immobiliari (+ 160) e attività professionali scientifiche e tecniche (+ 141). Un profondo rosso che nell’ultimo decennio ha visto passare le imprese marchigiane attive dalle 160.237 del 2009 alle 147.448 attuali ( saldo – 12.789).
Male anche l’artigianato, meglio l’export
Non va meglio per le imprese artigiane attive nella provincia di Pesaro e Urbino che passano dalle 10.864 del 2018 alle 10.739 del settembre 2019 ( saldo: – 125 unità, – 1,2%). Stesso trend di discesa si conferma per la regione. Va meglio l’export marchigiano, ma solo grazie alla nautica ( + 335,8 milioni di euro) e alla farmaceutica ( + 169,3 milioni di euro).
Le piccole imprese rialzano la testa
L’altra faccia della medaglia del “Trend Marche” è che le piccole imprese, quelle con meno di 20 dipendenti, mostrano segnali positivi in termini di crescita. Dopo aver resistito con le unghie e con i denti per dieci lunghi anni di crisi rialzano la testa e aumentano il fatturato. Secondo lo studio le piccole imprese marchigiane che incrementano gli utili operano nei settori delle costruzioni (+ 14,1 % del fatturato 2019 rispetto al 2018), dei servizi (+4,8%) e nella ristorazione e turismo (+ 4,4 %). Da segnalare il calo di utili dell’abbigliamento e delle calzature, storico settore trainante dell’economia regionale, dove si registra un -13% rispetto allo scorso anno. “L’incremento dei ricavi – ha affermato il professore Ilario Favaretto dell’Università di Urbino, illustrando il rapporto – è stato del 4,3 %. Nel primo semestre 2019 ha anche accelerato la crescita delle spese da retribuzioni (+ 21,2 %) ed è calata ulteriormente la spesa per i consumi (- 8,7 %).”
Burocrazia e carico fiscale i nemici
Secondo il presidente della Cna Marche, Gino Sabatini, e il vicepresidente della Confartigianato Marche, Paolo Longhi, è giunta l’ora di reagire: “Dopo dieci anni passati in difesa è tempo di passare all’attacco. Bisogna ribaltare il campo d’azione e fare sistema tra istituzioni, università, istituti di credito e associazioni di categoria. Occorre puntare forte su infrastrutture, investimenti, occupazione e turismo, semplificando la burocrazia e riducendo il carico fiscale”. Un sostegno alle imprese è arrivato dalla Regione, come ha puntualizzato l’assessore all’artigianato Manuela Bora: “Complessivamente sono stati attivati 562 milioni di euro delle risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Di questi fondi il 47 %, pari a 248 milioni, li abbiamo destinati alle imprese per favorire l’innovazione, la diffusione digitale, la competitività, la sostenibilità, l’ambiente, la cultura, il turismo e la ricostruzione. Nel complesso sono state 1.682 le aziende coinvolte, con una stima di 1.335 nuovi occupati”.