di NICOLETTA PETTINARI
URBINO – Buio in sala e col naso all’insù, poco importa se si sta seduti su una sedia o se tocca accontentarsi del pavimento o, addirittura, se si rimane in piedi. Sta diventando sempre più stretto il Golem, centro giovanile della città, per i tanti studenti e urbinati che preferiscono trascorrere il giovedì sera diverso da quello del divertimento universitario o della ‘classica’ partita a calcetto. E affollano i locali di via Pozzo Nuovo 23, dove va in scena un cineforum senza tempo. Anzi “Fuori tempo”. È proprio questo il nome del laboratorio sulla settima arte, coordinato da Andrea Laquidara, regista che insegna cinema alla ‘Carlo Bo’ e organizzato dall’associazione culturale “La Ginestra” presieduta da Giovanna Errede.
“Non è semplice procurarsi dvd in buono stato, specialmente quando si tratta di film che non sono mai approdati alla distribuzione italiana” spiega Laquidara, che propone “un cinema che si vede molto poco, una sorta di memoria tagliata dal tempo e dallo spazio”. Non solo le pellicole più rappresentative, infatti, ma anche un copione alternativo con protagoniste le cinematografie ai margini, come quelle asiatiche o terzomondiste. Le scelte sono però bilanciate, con l’obiettivo di trovare il giusto compromesso per appassionare e coinvolgere il pubblico, per non annoiarlo o costringerlo a lungometraggi eccessivamente lunghi o pesanti.
L’edizione di quest’anno, la decima, sta registrando un vero boom di presenze: iniziata a novembre e in programma fino a maggio, oltre alla serata del giovedì c’è la lezione-dibattito del mercoledì pomeriggio, dove si ripercorre la storia del cinema dai fratelli Lumière ai giorni nostri. Mani alzate anche nell’ultimo cineforum, con la proiezione di La tragedia di Otello (1952) di Orson Welles , che ha suscitato una discussione sulle inquadrature della pellicola e sulla regia di Welles.
Il “Fuori tempo” delle prime edizioni aveva poi un risvolto pratico, con la possibilità di realizzare cortometraggi o documentari. Oggi scarseggiano le risorse necessarie per farlo, ammette Laquidara, ma l’auspicio è di provare a replicare in futuro. Per quattro anni, inoltre, dal 2010 al 2017, al laboratorio si è aggiunto il festival “L’intervallo tra le cose”, la cui ultima rassegna ha ospitato il regista Marco Bellocchio.
Nelle scorse settimane gli “spettatori” sono aumentati e il botteghino del Golem ha segnato il tutto esaurito. La maggior parte del pubblico è universitaria, ma non mancano gli allievi dell’Accademia delle Belle Arti e dell’Isia e gli urbinati che preferiscono guardarsi un buon film in compagnia e spezzare così la routine delle serate casalinghe.
“Ci piacerebbe che ognuno di noi avesse un posto a sedere – dicono al Ducato alcuni dei partecipanti – visto che lo schermo non è molto grande e, quando siamo in molti, sono frequenti anche i problemi di audio”. Il centro giovanile, messo a disposizione dal Comune col patrocinio dell’università di Urbino, non basta ad accogliere tutti gli studenti che aderiscono al laboratorio: “Diversi di noi sono pendolari dalla provincia e, per assistere al cineforum del giovedì, dalle 21 alle 23, si organizzano con i mezzi propri. Mentre per la fascia oraria del mercoledì, dalle 18 alle 20, ci sono i trasporti pubblici per ritornare a casa. Perciò non ci dispiacerebbe avere a disposizione dei locali più ampi visto che, con piacere, facciamo comunque dei sacrifici per essere presenti”.
Nell’attesa di un “colpo di scena”, la scenografia rimane quella del Golem e la sceneggiatura quella del dibattito tra Laquidara e i ragazzi. Dopo la pausa natalizia, il sipario sul “Fuori Tempo” si alzerà di nuovo a febbraio 2020. Il pubblico è già in prima fila. Anzi, anche in seconda, terza, quarta, quinta e così via, sperando davvero che ci sia posto per tutti.