di NICHOLAS MASETTI
URBINO – Un record negativo per la provincia di Pesaro e Urbino. È questo quello che emerge dalla 30ª edizione del Sole 24 Ore che analizza la qualità della vita. Se nel 1991 ci fu lo score più alto con la 7ª posizione, nel 2019 – in base ai dati del 2018 – si è invece raggiunto il punto più basso con il 53° posto, peggio anche del 51° del 2004, precedente record negativo. Delle cinque province delle Marche, Pesaro e Urbino è la più bassa con Ascoli Piceno 26ª, Ancona 31ª, Macerata 32ª e Fermo 50ª.
Come mai? L’indagine si svolge partendo da sei aree tematiche che sono ricchezza e consumi, affari e lavoro, ambiente e servizi, demografia e società, giustizia e sicurezza, e cultura e tempo libero. Poi ogni settore si divarica in 15 indicatori che, a loro volta, analizzano e classificano le 107 province italiane.
A fare la differenza quest’anno può essere stato anche il cambio di sistema utilizzato: i rilevatori sono raddoppiati dal 2018, quando erano sette per ogni macro tema. Questo nella classifica generale ha scombussolato i risultati di molte province, con Venezia, Brescia e Cagliari che hanno guadagnato oltre 20 posizioni, e altre come Sondrio, Mantova e Belluno che registrato una perdita di oltre 30 posizione nel ranking.
I DATI NELLO SPECIFICO DI PESARO E URBINO
Il crollo più consistente della provincia di Pesaro e Urbino investe l’ambito dell’ambiente e dei servizi, dove nell’arco di un anno, si passa dalla 44ª alla 93ª posizione. Ad aver pesato maggiormente è il nuovo indicatore produzione di rifiuti urbani pro-capite, dove la provincia risulta 105ª, alle spalle solo di Piacenza e Massa-Carrara. Nel territorio altro problema è il basso numero di pediatri (ogni 1000 abitanti) graduatoria in cui si piazza al 101° posto. Basse posizioni anche nell’offerta del trasporto pubblico ed emigrazione ospedaliera, entrambi alla posizione 97 della classifica.
Per l’area ricchezza e consumi la provincia raggiunge però la miglior posizione del nuovo millennio: in tutti gli anni 2000 mai era arrivata al 52° posto. Una posizione intermedia che però migliora un trend da sempre negativo, con picco negativo all’81° posto nel 2011. A risollevare le sorti è soprattutto il nuovo indicatore variazione reddito medio dei contribuenti (16°) che tiene conto dei movimenti dal 2007 al 2017 a valori correnti, in percentuale.
Per una statistica che migliora ce n’è un’altra che peggiora. È il caso dell’area affari e lavoro dove la provincia di Pesaro e Urbino occupa la posizione 71, il record negativo condiviso con il 1995. E pensare che nel 2006 il territorio si trovava al 16° posto con l’indicatore tasso di disoccupazione che era in terza posizione. Oggi questa micro area invece precipita al 45° posto con un tasso di non occupati che però cercano lavoro all’8%. Penultima posizione nazionale – peggio solo Belluno – per la crescita di nuove imprese.
Bene invece l’area tematica giustizia e sicurezza, da sempre punto forte della provincia. Attualmente al 19° posto, arrivò perfino quarta nel 1996 e nel 1998. Nel 2018 però il territorio si trovava al 40° posto. Trentaseiesimo posto per il settore cultura e tempo libero. Sono da evidenziare due micro temi dell’area: le sale cinematografiche – dove Ascoli Piceno risulta la prima provincia in Italia – che conta i posti a sedere ogni 100mila abitanti (17° posto) e le biblioteche, in media 4,9 ogni 10mila abitanti (13°).
L’ultima area tematica analizzato dal report del Sole 24 Ore è sulla demografia e società. Qui Pesaro e Urbino è 45ª in classifica, in netto peggioramento dagli ultimi tre anni dove era, rispettivamente, 16ª (2016), 12ª (2017) e 24ª (2018). Molto basso è il tasso di natalità (73ª posizione, del 6,6). Però almeno la speranza di vita alla nascita è ottima: 83,9 anni che posiziona Pesaro e Urbino al 9° posto. Buona vita insomma, tra troppi rifiuti, molti cinema e pochi pediatri.