di VALERIO SFORNA
URBINO – “C’era una volta un pezzo di legno…”. E c’era una volta, a Urbino, un negozio che vendeva giocattoli e oggetti in legno, compreso il burattino più famoso del mondo che ne è diventato il simbolo. Dal 6 gennaio 2020 quel negozio non c’è più, ha abbassato la saracinesca per sempre, svegliando da un sogno, durato trent’anni, urbinati e turisti. Correva l’anno 1990, quando il mastro artigiano Francesco Bartolucci, fondatore dell’omonima azienda a Montecalvo in Foglia, decise di aprire, proprio nella città ducale, il primo punto vendita della ditta.
Oggi la Bartolucci ha 150 store in Italia e nel mondo, 40 dipendenti e vende ogni anno più di 700.000 articoli. Pinocchio è stato il primo, ma l’azienda, adesso, ha un catalogo ampissimo: orologi, carillon, portafoto, lampade, trottole e altri giocattoli. Tutti fatti a mano. Tutti l’uno diverso dall’altro. E anche se non si è mai entrati in uno store, tutti riconoscono lo stile inconfondibile degli “incanti” e “rimembrilli” dell’artigiano marchigiano.
Ma nonostante il successo, complice la crisi economica globale e il pensionamento della storica commessa del negozio, Anna Bartolucci – sorella del fondatore – l’azienda ha deciso di puntare su altri canali, in primis l’e-commerce. Anna non verrà sostituita: troppo alti i costi per un punto vendita così piccolo. “Per noi è un dolore immenso – ha detto Mariagrazia Stocchi, amministratrice delegata dell’azienda dal 2007 e moglie del fondatore – ma non c’erano più i presupposti economici per continuare la nostra avventura a Urbino”. Sulla porta dello storico negozio di via Vittorio Veneto 23 è appeso un cartello: “Vogliamo ringraziare tutti i clienti che ci hanno scelto in questi 30 anni di attività”.
Sotto il segno di Pinocchio
Chissà se nel lontano 1981, Francesco Bartolucci, dopo aver realizzato il suo primo Pinocchio in legno avrebbe mai immaginato tutto questo. Il successo delle sue “creature”, ma anche un mondo che negli ultimi tempi va troppo veloce per chi è abituato a intagliare il legno con pazienza e sudore. Così, mentre l’azienda apre corner e store anche a Incheon in Corea del Sud e vende oggetti, con internet, in ogni parte del mondo, si vede costretta a chiudere il punto vendita più importante sotto il profilo affettivo.
“La passione per l’intaglio di Francesco è scritta nel suo Dna – racconta Stocchi – la sua famiglia lavora con il legno da sempre. Lui stesso ha iniziato a intagliarlo sin da piccolo. A 13 anni lavorava già in bottega e produceva giocattoli per i suoi amici. Poi negli anni Ottanta una sua amica, di ritorno da una fiera a Orvieto, gli regalò un burattino di Pinocchio e gli chiese di rifarlo. E lui lo rifece. Così è iniziata la storia, un po’ come la favola di Collodi”.
I primi dieci burattini li vendette a Gradara, costavano 10.000 lire l’uno: “Fare le fiere era stancante – dice Stocchi – ma Francesco non si limitava a mettere su il banchetto, lui si portava dietro anche la morsa e gli arnesi da lavoro e creava in tempo reale i suoi oggetti”. Dalle fiere allo store di Urbino il passo è stato importante. Da lì in poi la ditta iniziò a mietere successi affermandosi in tutta Italia. Firenze, Venezia e Roma, gli step successivi.
La Bartolucci, oggi, è l’unica azienda ad aver ricevuto l’autorizzazione a replicare il burattino di Pinocchio realizzato per il film di Luigi Comencini del 1972, quello con Nino Manfredi nei panni di Geppetto. Ma non solo. Nel 2005 la ditta si è occupata della realizzazione dei burattini per la fiction della Rai sulla fiaba di Collodi, ottenendo poi anche la targa d’onore della Fondazione Collodi per la diffusione dell’immagine di Pinocchio nel mondo.
Trent’anni da ricordare
A Urbino lo store della Bartolucci è un punto di riferimento in città. Tanti sono gli episodi e i ricordi: “Mi viene in mente quando Francesco tornò dopo il primo giorno di apertura – racconta Stocchi – mi disse ‘non sai che soddisfazione spegnere le luci e chiudere la porta e non avere niente da fare’. Era il 1990 e mio marito aveva passato quasi un decennio a lavorare 15 ore al giorno, fare fiere in tutta Italia, viaggiare in auto, smontare e rimontare banchetti”.
Ma ci sono anche episodi recenti: “C’era la festa del Duca, mio marito venne invitato a intagliare il legno davanti alla sua bottega. Mentre lavorava si avvicinò un ragazzo, disse a mio marito che era cresciuto con i giocattoli da lui realizzati. Raccontò che sua mamma, quando il ragazzo si sposò, divise l”eredità’ dei giocattoli Bartolucci tra lui e sua sorella. E lui li sistemò tutti nella cameretta che sarebbe spettata a suo figlio. Ricordo che mio marito si commosse”, dice Stocchi.
Serrande abbassate
La Bartolucci è una delle prime aziende in provincia di Pesaro e Urbino ad aver potenziato il canale online, sin dal 2007. “Il futuro degli store fisici è molto complicato – dice l’amministratrice delegata – chi opera nel settore del commercio non si sente abbastanza tutelato e la gente ha una capacità di spesa sempre più ridotta. Le nostre vendite online vanno bene, ma gli store fisici, per chi fa artigianato sono importanti, perché il legno va toccato. Un negozio però deve anche rendere, perché se registra perdite oltre far male a se stesso danneggia tutta l’azienda. Non è semplice sopravvivere con un negozio mono-marca come quello di Urbino”. La serranda resta abbassata dunque, ma nelle parole di Mariagrazia Stocchi si avverte un barlume di speranza: “Speriamo che in futuro qualche imprenditore urbinate decida di vendere comunque i nostri oggetti, magari in un punto vendita che offra anche marchi diversi”.