Marzia Faietti, curatrice della mostra Raffaello alle Scuderie del Quirinale: “Amo tutto di lui”

Marzia Faietti, la curatrice della mostra Raffaello a Roma
di NICHOLAS MASETTI

URBINO – Un artista universale. Così Marzia Faietti definisce Raffaello Sanzio in occasione del cinquecentesimo anniversario della sua morte. Per l’occasione la curatrice della più importante mostra al mondo sul maestro urbinate, che si terrà a Roma alle Scuderie del Quirinale, racconta al Ducato come si organizza un’esposizione di dimensioni così vaste, con oltre duecento opere.

L’inaugurazione sarà il 5 marzo e si concluderà il 2 giugno, giorno della nascita della Repubblica italiana. Un risultato del genere non sarebbe stato possibile senza le sue idee, le sue conoscenze artistiche e scientifiche e la sua passione per l’arte. “Non chiamiamolo solo pittore o architetto, non sono etichette sufficienti per tutto quello che ha fatto” sostiene Faietti, che vanta un passato tra la Pinacoteca di Bologna e la Galleria degli Uffizi di Firenze.

La mostra di Roma

Lei, insieme a Matteo Lafranconi, direttore delle Scuderie, e a un vasto comitato scientifico presieduto da Sylvia Ferino, ha iniziato a lavorare sin dal 2017 a questo “concerto perfettamente riuscito, con tanti suoni ben orchestrati in modo che tutti possano coglierli” spiega Faietti. Ogni suono è un’opera ottenuta girando il mondo: “Io sono stata a Madrid e Londra, se tre anni fa dedicavamo a Raffaello solo giorni specifici, poi è diventato un pensiero costante che ci ha portato a lavorare giorno e notte senza sosta”.

Sono oltre cento le opere ottenute in prestito dai musei più importanti del mondo: “Non ci facciamo mancare niente” commenta durante l’intervista la curatrice, impegnata in continue riunioni in vista della prossima inaugurazione. Ma perché è proprio Marzia Faietti ad aver curato la mostra? “Raffaello per me è l’esempio, non come uomo ma come artefice. Amo tutto di lui, riesce a dialogare con e nel mondo, è il massimo grado” del Rinascimento.

Nel suo periodo di lavoro a Bologna, città dove è nata, Faietti racconta un aneddoto: “Avevo l’ufficio all’ultimo piano della Pinacoteca, quando scendevo entravo in galleria e osservavo l’Estasi di Santa Cecilia. Mi s’illuminava l’universo”.

Parlando di opere, nella mostra Raffaello di Roma si potranno osservare opere provenienti dai migliori musei del mondo: il Ritratto di Baldassarre di Castiglione dal Louvre di Parigi, la Madonna della Rosa da Prado di Madrid e il Sogno del Cavaliere dalla National Gallery di Londra.

Proprio Baldassarre di Castiglione, fatta da Raffaello tra il 1514-1515, è l’opera preferita della Faietti: “Gli occhi dell’umanista e diplomatico esprimono il dono di intelligenza e amicizia. È come se ci trovassimo di fronte a un mare, siamo sconfinato dal suo sguardo. Non è solo somiglianza del vero perché cattura anche l’anima”.

Urbino prima di Roma

Sarà l’esposizione più grande mai esistita, un fiore all’occhiello per il panorama museale italiano. “Sono anche contenta per Urbino, città natale di Raffaello, e per la mostra realizzata con anticipo. L’ex direttore Peter Aufreiter ha fatto una scelta molto intelligente che probabilmente avrei fatto anche io”, spiega la Faietti in merito all’esposizione Raffaello e gli amici di Urbino che si conclude questa domenica.

L’inizio a Urbino, il prosieguo a Roma. Un po’ come la vita di Raffaello Sanzio, nato nelle Marche e morto nella capitale. “Torna tutto” conclude la Faietti.

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