di GIULIA CIANCAGLINI
URBINO – È uno di quei colpi di scena alla Perry Mason, il testimone della difesa che accusa l’imputato. È successo oggi al Tribunale di Urbino, quando il teste chiamato dai difensori ha raccontato alla pm e al giudice di quando lo stesso imputato lo aveva picchiato e poi pagato con 100 euro perché non lo denunciasse. M.G. è testimone in un processo per stalking, che coinvolge due famiglie di Sassofeltrio da anni “in guerra” a colpi di denunce. Sul banco degli imputati R. C. accusato di aver minacciato la figlia del vicino, M. S..
Nella partita tra vicini di casa l’avvocato difensore sperava che lo stesso M.G., che era il giardiniere di fiducia del suo assistito, potesse aggiungere con la sua testimonianza nuovi elementi per ricostruire la storia di litigi e diatribe. Ma la difesa, invece di uscire da questa udienza più forte di prima, si è segnata un’autorete quando il giardiniere, con un filo di voce, ha raccontato un’altra storia.
“Erano le 3 di pomeriggio e stavo tagliando l’erba del giardino del con il frullino, è uscita dalla loro casa una donna giovane e mora a lamentarsi per il rumore e poco dopo l’imputato mi è venuto incontro e mi ha tirato un calcione – per poco non mi ha rotto una costola – e poi, per farmi stare buono, mi ha dato 100 euro”, ha detto al microfono. La voce molto bassa e forse il racconto inatteso hanno spinto la pm e l’avvocato della parte civile a chiedere conferma. Non erano sicure di aver capito bene. Il giardiniere ha ripetuto quanto aveva appena detto e si è rivelato così un testimone genuino quando seduto davanti al giudice, in teoria a supporto della difesa, ha invece messo l’imputato sotto una pessima luce. Il testimone ha comunque scelto di non sporgere denuncia per l’episodio (che, va detto, non è pertinente ai fatti sotto esame nel processo) e quindi non si è aperta nessuna indagine al riguardo.
Anche la storia che il giudice sta cercando di ricostruire con il processo è curiosa: vicine di casa a Sassofeltrio, le due famiglie si fanno dispetti da quasi trent’anni. Tanto che il maresciallo Fabrizio Tola, chiamato a testimoniare per illustrare le sue indagini, ha tirato fuori un pesante fascicolo di atti, che racconta di tutte le volte che i carabinieri sono stati chiamati da una o dall’altra famiglia. E il giardiniere ha detto: “Quando lavoravo lì tornavo sempre a casa con il mal di testa, non smettevano mai di litigare”. Una volta, secondo le testimonianza dell’accusa, l’imputato avrebbe detto a M.S. “Bamboccia, ti brucio casa”. Dopo diversi episodi del genere, più di una querela e tanti anni, la ragazza ha trovato il coraggio di denunciarlo per stalking, dopo che lui l’aveva quasi aggredita – secondo quanto hanno detto lei e due suoi amici presenti – con una bottiglia di vetro in mano, nell’agosto del 2017.