Quando Urbino era “la città delle librerie”. Ora ne sono rimaste tre: “Con Amazon una sfida impari”

La murata di libri a casa Balestrieri
di NICHOLAS MASETTI

URBINO – Due grandi stanze sono il tempio dei libri che hanno raccontato e raccontano la città e la storia di Urbino. In via Giannetto Dini, numero 16, sono migliaia, appoggiati uno sull’altro. Scatoloni e scaffali riempiti di testi, pile di copertine e collane avvolte da un odore intenso di carta. La famiglia Balestrieri aveva due librerie, aperte a cavallo degli anni ’60 e ’70, La Goliardica e la Cueu, e una casa editrice, la QuattroVenti. Giorgio e Luisa si sono conosciuti nella città di Raffaello.

Lei romagnola, di Conselice in provincia di Ravenna, lui urbinate doc. Tra uno studio e l’altro, l’idea di aprire la Goliardica, la seconda libreria in città visto che già esisteva la Moderna – ancora oggi è aperta – gestita da un impiegato della Biblioteca Universitaria. “Eravamo dentro Palazzo Petrangolini e chiamammo la libreria così per la festa della matricola, legata ai tempi alla goliardia”, racconta al Ducato Giorgio Balestrieri, decano dei librai urbinati. La moglie Luisa Veronesi va in cucina per stendere a mano la pasta all’uovo, poi torna e spiega: “Ai tempi professori e studenti erano insieme. Urbino era un mondo piccolo ma molto vivace”.

I Balestrieri nel racconto ricordano con emozione uno dei clienti più fedeli, il poeta Ercole Bellucci, bibliotecario della facoltà di Magistero. E poi i libri stampati per i professori Arturo Massolo e Pasquale Salvucci – già senatore con il Pci -, le visite di personaggi come Carlo Bo, Giancarlo De Carlo e Paolo Volponi: “Molti testi adottati erano i nostri e facemmo diverse collane con l’Università di Urbino”, spiega Giorgio mentre passeggia vicino a vecchie macchine per stampare.

Poi iniziò la crisi dei libri e nel nuovo millennio sono stati costretti a chiudere. Nel giro di pochi anni in città si è passati da otto librerie a tre (hanno chiuso anche la Domus, il Portico e la Bramante). Alti costi d’affitto, calo di lettori, avvento di Amazon e competizione illegale dei libri-fotocopia sono le cause principali di questo fenomeno Sono rimaste la Montefeltro di Piazza della Repubblica, la Moderna Universitaria davanti al Duomo e il Libraccio in via Saffi.

Gli unici rimasti aperti, nonostante Amazon

Oggi i proprietari delle librerie rimaste parlano della piattaforma Amazon come primo problema e gridano in coro: “Gli sconti che ci sono online sono impossibili per noi”. Amazon riduce del 15% il prezzo dei libri e spedisce anche gratuitamente. “Una battaglia impari”, la definisce Valerio Bernardi della Moderna – appoggiata alla rete Ubik – che si dice “in attesa della legge sull’editoria”. Giorgio Ubaldi della Montefeltro – indipendente al 25%, il resto della Mondadori che ha aperto anche un nuovo negozio a Fermignano – racconta invece della sua esperienza nell’ordinare online libri e nella successiva rivendita ai clienti, anche se “lavoriamo bene con i bambini che vogliono vederli e toccarli”.

Chi invece è forte nella vendita online, con un proprio sito web, è il Libraccio di Michele Chiuselli, proprietario dal 2010. Un “magazzino” che non riusciva più a contenere il numero di libri richiesti dagli universitari e quindi si è allargato negli anni in cui gli altri librai a Urbino chiudevano. Nel 2017 si è allargato e ha aperto un secondo negozio in via Matteotti, gestito dalla moglie Sara Maria Dursi: “Riusciamo a vendere tanto online. Amazon però dovrebbe avere le stesse tasse e gli stessi periodi per attuare gli sconti”. La loro libreria è l’unica di Urbino ad essere entrata nella guida delle librerie italiane viventi del 2020.

Anche i libri fotocopiati sono un problema per le librerie, soprattutto per quelle che hanno clienti prevalentemente studenti. “Le fotocopie si mangiano buona parte del mercato, senza una giusta vigilanza delle istituzioni” lamenta Bernardi della Moderna. Un pensiero condiviso anche dal Libraccio: “Noi cerchiamo di spiegare agli studenti che non è una cosa legale ma in alcuni casi passiamo noi come gli ‘illegali’ perché non le facciamo”.

La scommessa (persa) durante la crisi

In questi ultimi dieci anni dove hanno chiuso librerie come Il Portico, era in via Mazzini, la Cueu e La Goliardica della famiglia Balestrieri, un ragazzo di Fano ha provato a ribaltare le regole di mercato aprendo un negozio nel centro di Urbino. La Libreria Bramante – nell’omonima via ha abbassato la saracinesca anche la Domus -, specializzata in fumetti e giochi da tavolo, è però sopravvissuta solo tre anni, chiudendo nel dicembre del 2018. Il proprietario Marco Bellacchi racconta al Ducato: “Nel 2015 ho deciso di aprire dopo la Festa del Duca. Urbino mi impressionò e io era già nel mondo del mercatino dell’usato”. Un’apertura d’impulso, così la definisce Bellacchi, oggi 29 anni, che racconta la sua esperienza: “Non c’era un buon guadagno. Le banche, Amazon e il poco movimento cittadino” sono le cause della chiusura dell’unica libreria-fumetteria che c’era in città.

Urbino e le città del libro, secondo Alessio Torino

Chi ci prova dal 2013 con Urbino e le città del Libro è l’associazione culturale Practica, il cui presidente è lo scrittore Alessio Torino. Nel 2015 scrisse un articolo per L’Indice dei libri del mese dal titolo “Urbino, i libri e la mortadella”, dove parlava di Urbino e del suo rapporto con le librerie. “Era una città unicum in Italia, una realtà così piccola con così tante realtà era difficile da trovare” racconta oggi lo scrittore. Presidente dal 2013 dell’associazione culturale Practica che organizza l’evento Urbino e le città del Libro, prima della settima edizione in programma dal 22 al 24 maggio, dice: “Per noi di qua è normale, ma difficilmente si incontrano cittadine così vicine al mondo dei libri”, riferendosi oltre che alle tre librerie rimaste anche all’Isia, all’Accademia e alla Scuola del Libro.

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