di MARIA PIA PETRAROLI
URBINO – Parlare di allarme Coronavirus a Urbino “sarebbe come parlare degli effetti di una bomba atomica sganciata a Trasanni”. Roberto Burioni, virologo cresciuto a Fermignano e diplomatosi nella città ducale, ribadisce – come altri esponenti del mondo scientifico – che non ci deve essere alcuna preoccupazione perché il virus non c’è, né a Urbino né in tutto il resto d’Italia.
“È molto più probabile avere un incidente stradale o essere colpito da un fulmine. Non ha senso preoccuparsi, non ha senso discriminare i cinesi, non ha senso evitare i ristoranti cinesi”, dice Burioni al Ducato. L’unico grande pericolo è quello di andare in Cina o entrare in contatto con persone di ritorno dalla Cina, che potrebbero essere state infettate, aver sviluppato la malattia e quindi poi diventare contagiose.
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Come hanno fatto sapere dal ministero della Salute, in caso di sospetto virus, l’ospedale di Urbino provvederebbe a indirizzare il paziente verso il reparto di infettivologia più vicino a livello regionale e poi eventualmente ai centri specializzati di Roma e Milano. A tal proposito il virologo spiega: “Da Urbino ad Ancona si arriva in un’ora più o meno. Chi vive a Roma per esempio non è tanto più vicino allo Spallanzani se vive in quartiere piuttosto lontano dall’istituto”.
“Non si può pensare che un impianto ad alto isolamento venga fatto anche a Urbino. Sono reparti molto complessi dove i pazienti sono isolati a pressione negativa, cioè l’aria entra ma non esce. Sono un po’ pressurizzati come un sottomarino. È normale che non ci sia a Urbino” aggiunge.
Burioni però tiene a sottolineare che “non bisogna continuare a parlare di qualcosa di non reale, che non esiste nel nostro Paese e che può solo creare spavento”.