di LUCA GASPERONI
URBINO – Diminuisce la sicurezza e aumentano i morti sul lavoro nelle Marche, una delle tre regioni che hanno visto incrementare di più i decessi rispetto all’anno precedente(+50%). A dirlo è l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail) che ha pubblicato a gennaio il report 2019 e presto consoliderà i dati pubblicati online.
Nel territorio regionale l’area in cui il fenomeno si attenua è solo Pesaro-Urbino, l’unica provincia con un saldo statisticamente positivo, quattro morti sul lavoro contro i cinque del 2018. Per tutte altre città invece c’è un peggioramento: Macerata (+5) è maglia nera, seguono Fermo e Ascoli (+3). In tutto le vittime regionali sono 33, 11 unità in più rispetto al 2018.
Marche, maglia nera nazionale
I numeri confermano il trend negativo della Regione dove rimane ancora insicurezza nell’ambiente lavorativo. Tra gennaio e dicembre le denunce di infortunio e di morte nel territorio marchigiano sono cresciute con forza, in controtendenza rispetto al dato nazionale dove le prime salgono flebilmente (+0,14%) e quelle a esito mortale calano (-3,88%). Le Marche, con 397 casi in più, sono la quarta regione per aumento delle denunce di infortunio (+2,13%) e ha davanti solo Umbria, Basilicata e Sardegna.
L’unico dato positivo arriva dalla denunce di malattie professionali: sono 6.039 con una diminuzione di 38 casi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E secondo le istituzioni la situazione è ancora migliore: “I dati di questa categoria vanno maneggiati con cura – spiega Antonella Concetta Tata della direzione provinciale Inail – solo la metà delle denunce viene riconosciuto e spesso le persone denunciano più malattie professionali, arrivando anche a 10 a testa”. Un fenomeno in cui “il numero delle denunce è alto ma le persone non sono tante come si pensa”.
Province insicure
I poli lavorativi più critici si concentrano nella parte settentrionale della Regione ma nessuna città brilla in senso positivo. Le tre province con più infortuni sul lavoro sono Ancona (+277), Pesaro-Urbino (+69) e Ascoli Piceno (+67). Per quanto riguarda invece le vittime la distribuzione è omogena con picchi negativi a Macerata, 11 casi contro i sei del 2018, ad Ascoli Piceno e a Fermo.
Positivo il risultato di Pesaro-Urbino. “Sono felice anche se di poco, si può migliorare ovviamente – commenta Fausto Luzi, presidente Associazione nazionale lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil) provinciale – ma almeno si tratta di una famiglia in meno con un dramma”.
In tutto le vittime del 2019 sono 33: 27 italiani, un cittadino europeo e cinque extracomunitari. La bilancia di genere pende tutto sul lato maschile, 31 uomini e due donne. Secondo i dati le categorie lavorative più colpite da infortuni sono giovani, anziani e immigrati. Ad incidere un mercato del lavoro precario, e spesso privo di formazione adeguata, mentre per i lavoratori in età avanzata gioca un ruolo importante il rinvio della pensione.
L’insicurezza genera infortuni
“La causa principale di infortunio è il lavoro instabile e precario, che trasmette alle persone insicurezza, crea disagio e favorisce il realizzarsi di incidenti”, conferma Luzi. Un altro aspetto da tenere in considerazione secondo è “la mancanza di formazione, tanti lavoratori stranieri non sono preparati e le ditte se ne disinteressano – ribadisce il presidente provinciale – non si possono mandare persone a guidare il trattore, il muletto o in falegnameria senza formarli, poi chiaramente arrivano gli incidenti”.
La ricetta per ridurre il problema della sicurezza del lavoro nel territorio marchigiano è legata a doppio filo al contributo di istituzioni e imprese. “I primi devono vigilare e fare più controlli – conclude Luzi – mentre le aziende dovrebbero investire di più sulla formazione, chi lavora deve essere preparato altrimenti ci va a rimettere la società”.