di MARIA LETIZIA CAMPARSI
URBINO – Mani veloci sul pianoforte, Fedora anni Trenta sulla testa, lenti rotonde e blu che si abbinano all’abito e camicia con fantasia floreale. Raphael Gualazzi, cantautore di Urbino in gara a Sanremo 2020, porta sul palco dell’Ariston un Soul influenzato da ritmi sudamericani e un look che ricorda Elton John. È l’ultimo a esibirsi tra i 12 artisti della prima serata, con un brano che si chiama “Carioca”. Quarta volta al Festival: canta suonando il piano come fa sempre, si diverte e scatena in tutti un movimento di spalle da ballo latino nonostante l’ora tarda dell’esibizione. Fiorello ci scherza su: “Però, dev’essere bello per un cantante in gara cantare all’1.15”, ma a Raphael è impossibile togliere il sorriso. Anche se la classifica della giuria demoscopia lo relega al settimo posto alla fine della serata.
Il cantautore urbinate, 38 anni, spazia dalla musica africana al soul, dal genere pop all’elettronica. E dietro ai suoi abiti “made to measure” c’è lo stilista Carlo Pignatelli, che ha vestito grandi musicisti italiani come Mario Biondi e Morgan (proprio l’anno scorso, in occasine del duetto con Achille Lauro a Sanremo). Il designer torinese ha creato per lui una serie di outfit ispirati proprio alla canzone che lui ha portato in gara: Carioca è infatti un ballo popolare brasiliano molto vivace e con grande libertà di figurazioni.
Non a caso il cantante ha presentato così la sua proposta: “È un brano che dà grande spazio al senso ritmico della musica e riporta atmosfere sudamericane, che sono sicuramente componenti musicali che hanno influenzato il mio percorso”. Durante l’esibizione si scatenano dietro di lui un gruppo di trombettisti vestiti con abiti fantasiosi e colorati: sono la Mauro Ottolini Jazz Band. “A volte la musica e il ballo misti a un ritmo festoso – dice Raphael – sono il rifugio più piacevole per un cuore spezzato”.
Ed è proprio questo il tema del testo che ha scritto insieme a Davide Petrella e Davide Pavanello. Un pezzo che inizia raccontando della fine di un amore, del ricordo di un bacio, del pianto, fino a un incontro improvviso e inaspettato. Un locale, le luci, il ballo, la passione improvvisa che nasce e riesce a far dimenticare quella sofferenza raccontata all’inizio del pezzo -“Bastava un sogno carioca, Puoi cancellare ogni momento, In una volta sola”-. Una sensazione che si vorrebbe conservare per non ripiombare nella sofferenza.
A presentare l’artista sul palco c’era Gessica Notaro, che ha sintetizzato il suo percorso musicale così: “Cantautore di grande talento che ha dato vita a uno stile personalissimo tra jazz, blues e fusion. La sua musica supera i confini italiani, ha suonato anche in Francia, Giappone e Canada”.
Le pagelle: reazioni tiepide
Gualazzi ha deliziato l’Ariston con i suoi virtuosismi al pianoforte. Il brano Carioca è contenuto nel suo nuovo album dal titolo auto-ironico “Ho un piano”, che uscirà il 7 febbraio. Ma sono ancora tiepidi i riscontri dei critici, come Assante che nelle sue pagelle su Repubblica gli dà un 6,5, corredato dal commento: “In versione carioca è difficile riconoscerlo, ma il pezzo è divertente e a notte fonda serve a svegliare il pubblico assonnato”. Sul Corriere.it non raggiunge invece la sufficienza e si ferma a 5,5: “Fino a quando non si lascia andare sul pianoforte – scrivono Andrea Laffranchi e Renato Franco – dove dimostra quello che sa fare, sembra un pesce fuor d’acqua”. Avrà tempo per rifarsi nelle prossime serate, come quella di giovedì con le cover, quando canterà “E se domani” di Mina con una grande artista e amica, Simona Molinari.
Gli esordi al Caffè del Sole
Raphael è partito con umiltà dalla sua Urbino. Lì suonava da ragazzo nei pub, primo tra tutti il “Caffè del Sole”, che conserva ancora il suo pianoforte. Il padre Velio, che ha fondato con Ivan Graziani gli Anonima Sound, l’ha reso sicuramente un figlio d’arte. Nel 2011 ha vinto Sanremo giovani ed è arriva secondo all’Eurovision song contest con Follia d’amore. Nel 2013 è uscito il suo terzo album Happy mistake e nel suo tour ha incluso Urbino, la sua città natale, della quale diceva: “È una città molto fertile dal punto di vista musicale, penso che sia un luogo in cui possano nascere molti nuovi talenti”. Nel 2014 ha conquistato il secondo posto al Festival della canzone italiana con Liberi o no in collaborazione con The Bloody Beetroots.
Ha pubblicato nel 2005 il primo album, Love outside the window, ed è arrivato ad essere notato dal grande pubblico dopo il successo della cover di Don’t Stop, celebre successo degli anni settanta della storica band Fleetwood Mac. Fino al successo di ora, che lo vede prepararsi a un nuovo tour nei teatri italiani, che partirà il 26 aprile da “La Fenice” di Senigallia.