di GIULIA CIANCAGLINI e CHIARA UGOLINI
URBINO – Blu e rosso sono i colori della famiglia Bardelli. Li hanno scelti di proposito: scarpe, accessori e smalto rossi, su un vestito blu, per la mamma e le quattro figlie. Completo blu scuro per i due figli maschi. Abbinamenti a parte, non è una laurea come tutte le altre, perché il coronamento arriva per tutti, insieme, una madre, Martina, e cinque figli. E nel momento più importante, il colore dei loro vestiti è stato addirittura nascosto da sei toghe nere, con tanto di tocchi, per una proclamazione anche questa fuori dal comune, celebrata dal rettore in persona.
Che non sia una sessione di laurea normale si capisce quando bisogna farsi largo nella folla di microfoni e telecamere che li circonda. I sei laureandi, tra i flash e gli obiettivi curiosi delle televisioni nazionali e locali, discutono la tesi uno dopo l’altro. Nella prima fila dell’aula della tartaruga della Fondazione ‘Carlo Bo’ di Palazzo Passionei Paciotti non c’è posto per gli amici, costretti ad accomodarsi più dietro: le otto sedie sono tutte occupate dalla famiglia Bardelli. Una storia che stuzzica la curiosità di tutti, tanto che il Corriere della Sera il 5 febbraio li ha messi in prima pagina, dopo che il Resto del Carlino per primo ha scoperto e raccontato la loro scelta.
Martina Hülser, 56 anni, di Duisburg in Germania, il marito Antonio Bardelli e i loro figli vivono a Cuveglio, in provincia di Varese, ma oggi la loro festa è a Urbino. Lei è tornata a studiare dopo tanti anni e ha terminato il corso di laurea magistrale in Didattica delle lingue moderne. Lo voleva fino in fondo e ha escluso da subito l’idea di studiare part-time. I primi ad arrivare in città sono stati i figli. “Quando abbiamo visitato Urbino ci ha colpito, i ragazzi hanno detto subito che dopo la maturità avrebbero voluto studiare qui – racconta – Quando ne abbiamo riparlato ho scelto di studiare con loro”. Così Martina li ha raggiunti e da Varese è andata a vivere, come fanno i giovani studenti fuori sede, ai collegi universitari con i suoi sei figli. “Sono felicissima, soddisfatta e immensamente contenta. Anche i miei ragazzi hanno raggiunto un grande traguardo – dice con la corona d’alloro in testa – E come madre sono davvero orgogliosa”. Oggi ha preso 110. Ma come madre, per tutta Italia ormai, merita la lode.
Con lei, nella stessa materia e con la stessa relatrice, hanno discusso la tesi le figlie Michelle di 27 anni, Sarah di 26 e Daniela di 25. La più grande, che il papà con il sorriso ha chiamato “secchiona”, ha conquistato anche la lode. Le altre due non avranno stampato il bollino dorato sulla pergamena, ma entrambe hanno preso un bel 110. Sempre a Urbino e sempre tutte insieme nello stesso precorso triennale, si erano già laureate nel 2017. Un traguardo tagliato in quattro che sembrava già straordinario. Ma stavolta alla volata si sono aggiunti anche gli altri tre figli.
[aesop_gallery id=”284294″]I due più piccoli: Christina, di 22 anni, ed Eliah, di 21, hanno preso 104 e 94. Lei tra le foglie d’alloro della corona ha rose rosse e una che lega i suoi capelli biondi in una coda alta. La scelta dei colori non è stata casuale: “Ci siamo dette ‘Facciamo una cosa che ci unisce anche in questa giornata: mettiamo i vestiti blu e le scarpe rosse’”.
Emanuel, 23 anni, presente ma non ancora incoronato, si laureerà nella triennale di Economia e Management e discuterà la tesi tra il 16 e il 18 marzo. Doppio titolo per lui: grazie all’accordo che l’ateneo Carlo Bo ha stretto con l’Università di Bamberg in Germania, contemporaneamente sarà proclamato dottore anche in European economics studies. Non nello stesso giorno ma nella stessa sessione dei suoi familiari.
Il papà è l’unico senza alloro, ma non resta a guardare. Tutt’altro: tra una discussione e l’altra, non dimentica di andare a prendere fiori e corone d’alloro e, quando la proclamazione finisce, mette tutte le tesi in una sacca che sembra pesare un bel po’. “Sono particolarmente fiero – dice, sfoggiando una cravatta damascata rossa – Se non erano a frequentare, erano sui libri”.
Lo stesso rettore ha partecipato a tutte le discussioni e ha proclamato i neolaureati. Sei volte ripete la formula: “Io Vilberto Stocchi, rettore dell’Università degli Studi di Urbino ‘Carlo Bo’, in virtù dei poteri conferitomi dalla legge, la proclamo dottore”. Regala spillette ai laureati, un foulard alla mamma, le felpe dell’università ai ragazzi e una stampa alla famiglia. “Un evento così è unico a livello mondiale – sottolinea lui – come il rettorato di Carlo Bo che è durato 54 anni. Sono cose uniche e irripetibili”.
Una storia fuori dal comune, che l’ateneo non dimenticherà mai. “Ogni studente – dice Michelle – ricorda il giorno della sua laurea ma io avrò un ricordo straordinario. Condividerlo con la mia famiglia è già il ‘top’ per me. Ma il rettore, la commissione, la toga e tutto questo. Lo porterò per sempre con me”.