di ELIA FOLCO
URBINO – La sede dell’Istituto Cappellini è piena, con ragazzi ma anche persone anziane: tutti ascoltano la lezione di storia, qualcuno alla fine della presentazione alza la mano, per avere chiarimenti o per proporre nuovi spunti. Qualcuno si limita ad esprimere il proprio punto di vista sul fenomeno delle Foibe, ricordando che i morti non hanno una bandiera, e in quanto tali devono essere tutti equamente rispettati. Quasi tre ore di dibattito, ma nessuno si perde neanche una parola di quello che viene detto, chiunque sia a parlare. E quasi tutti gli interventi vengono accolti da applausi, soprattutto quelli che spingono a ragionare su questo tragico evento, e a non fermarsi allo strato superficiale delle cose.
Ancora oggi la questione intorno alle Foibe è oggetto di dibattito tra le forze politiche: la destra che in passato vedeva nello sterminio di italiani in Jugoslavia un equivalente della Shoah, e la sinistra che ha sempre contestato questa visione della storia, differenziando tra quello che fu un eccidio compiuto a metà degli anni ’40 voluto dal generale Tito e il genocidio degli ebrei operato dai nazisti, colpevoli solamente di appartenere a una “razza” ritenuta allora inferiore.
Ma da parte della sinistra c’è sempre stato un errore, afferma il presidente dell’Istituto Cappellini di Urbino Ermanno Torrico, quello di non aver affrontato storicamente la vicenda. “Nessuno di noi ha mai nascosto le Foibe, se ne parla fin dagli anni ’60 – dice Torrico – ma l’argomento è sempre stato lasciato in pasto alla destra. Non ha mai provato a dare una spiegazione storica alle Foibe, senza considerare tutto il contesto storico che ha portato a questa tragedia, perché di questo si tratta”.
E l’incontro di ieri sera, alla sede del Capellini, organizzato assieme all’Anpi di Urbino aveva proprio questo obiettivo: “Nel nostro piccolo abbiamo cercato di proporre un approccio storiografico alle Foibe, anche perché a Urbino non è stato organizzato nulla che ne parlasse, tranne un evento al teatro Sanzio. Noi abbiamo voluto proporre qualcosa di nuovo, che prima d’ora non era mai stato fatto, per smentire tutti quei falsi storici che la destra ha professato per anni”.
Perché si è arrivati alle Foibe?
Durante l’incontro è stato dato ampio spazio al responsabile della Federazione Giovanile Comunista Italiana Marche Marco Paciotti, autore del saggio Foibe tra mistificazione e storiografia. “Nel raccontare le Foibe, che rimangono comunque una tragedia storica, non si possono dimenticare i crimini degli squadristi nei confronti delle minoranze slave nel territorio, la stessa Basovizza, a nord-est di Trieste, è stata teatro di lotte tra i partigiani jugoslavi e il regime”.
E furono proprio i fascisti, aggiunge Paciotti, i primi a servirsi delle Foibe nella primavera del 1930, quando i corpi delle persone morte negli scontri vennero gettati nelle cavità per seppellire rapidamente i cadaveri. Dopo l’armistizio del ’43, arrivo l’insurrezione delle popolazioni slave del territorio che da oppressi si trasformarono in oppressori, includendo anche al loro interno gruppi spinti solo dal desiderio di vendetta contro quelli che fino ad allora erano visti come oppressori: i fascisti, che poi sono diventati gli italiani, a prescindere dalle idee politiche.
E da qui iniziò quel processo sistematico della destra alle Foibe come atto persecutorio nei confronti degli italiani fascisti, e le sparate della destra, qualcuno arrivò a parlare di addirittura un milione di morti, cifra folle: oggi si sa infatti che le vittime si aggirano intorno a qualche migliaio.
L’esodo italiano
Un altro aspetto da non dimenticare è l’esodo italiano dal territorio istriano, iniziato nel ’41 da Zara e proseguito fino alla metà degli anni ’50. Durante il periodo furono diversi i casi di persecuzione nei confronti delle comunità italiane nel territorio jugoslavo, che miravano a forzare l’annessione politica dei residenti, utilizzando spesso intimidazioni e violenza, da cui gli italiani cercarono di fuggire, non sempre avendo fortuna.
Ma anche se questi episodi di persecuzione sono innegabili, secondo Torrico non è corretto vedere un disegno di “pulizia etnica”, ma la conseguenza, comunque drammatica, di una situazione politica molto più complessa di quanto sembri.