di LINDA CAGLIONI
URBINO – Il suo lavoro è ‘ascoltare’ buchi neri e stelle di neutroni, trovare i “fuochi d’artificio” dell’Universo. Una professione a cui l’astrofisica urbinate Marica Branchesi, classe 1977, si dedica da quando ha lasciato Urbino per osservare le onde gravitazionali. In occasione della Giornata internazionale delle donne nella scienza ha partecipato a un incontro organizzato dal Gran Sasso Science Institute dell’Aquila (dove lavora), in collaborazione con l’ateneo del capoluogo abruzzese e con i Laboratori nazionali del Gran Sasso.
Qual è il significato di una giornata dedicata alle donne nella scienza?
La sua istituzione è importante, perché le quote delle donne nel campo scientifico sono ancora troppo basse. E la situazione peggiora salendo di carriera. È un bene che ci sia un giorno in cui possiamo mettere in risalto quello che facciamo, dedicarci a trasmetterlo alle persone.
Qual è stata l’atmosfera all’incontro organizzato dall’istituto per cui lavora?
Ci sono stati 13 interventi, durante cui ognuna ha raccontato la propria storia. Ho ritrovato molto del mio percorso in quello che ho sentito. Far emergere il contributo delle donne nella scienza è importante, soprattutto se si tiene conto che ancora oggi spesso non vengono valutate per il loro talento, ma per l’aspetto o per il fatto di essere madri o non madri.
IL RICONOSCIMENTO NEL 2017: Marica Branchesi, scelta da Nature: “Ho coronato un sogno: unire luci e suoni dell’Universo”
Com’è cambiata la disparità di genere nel mondo della scienza da quando lei ha cominciato?
Ho studiato Astronomia a Bologna, e lì avevo l’impressione che la parità fosse totale. Tra i docenti c’erano moltissime donne e non ho sperimentato questo problema. Ho dovuto affrontarlo una volta conclusi gli studi, nel mondo esterno, dove mi è capitato di partecipare a importanti convegni e di essere l’unica relatrice donna. In generale, comunque, mancano ancora politiche familiari che rendano più facile a una donna intraprendere una carriera ed essere al contempo madre.
Nel 2018 il Time l’ha inserita tra le 100 persone più influenti al mondo. Nature tra le 10 personalità scientifiche, Questo riconoscimento ha aperto la strada a una maggior considerazione delle donne nel campo scientifico?
Ho vissuto quei riconoscimenti come un’opportunità per parlare non soltanto alle donne scienziate ma a molti giovani, a prescindere dalla carriera. Quando ho cominciato questo lavoro non avrei mai pensato di poter partecipare a scoperte così meravigliose. Le soddisfazioni sono arrivate un po’ per caso. Spero che i traguardi che ho raggiunto possano essere un esempio, possano mostrare alle persone che vale la pena di puntare in alto, spingersi sempre un po’ più in là rispetto alla meta prevista.