di FRANCESCO COFANO
Articolo pubblicato il 28 febbraio, aggiornato il 29 febbraio
URBINO – Il Coronavirus ha contagiato anche chiarezza e precisione che di solito contraddistinguono i numeri. Nelle ultime ore Governo e Regioni hanno litigato non solo su competenze e relative facoltà di emanare ordinanze ma anche sulle dimensioni del contagio. Gli unici che possono comunicare dati precisi in proposito sono Protezione civile e Istituto superiore di sanità. L’ultimo bilancio della Protezione civile, diramato oggi, parla di 821 contagiati in 12 Regioni e nella provincia autonoma di Bolzano. Sono le Regioni a fornire quotidianamente al Dipartimento guidato da Angelo Borrelli dati aggiornati sull’epidemia, che vengono poi resi pubblici ogni giorno nel bilancio delle 18.
I numeri della Protezione civile, però, si fondano sul risultato di un solo tampone, effettuato dai centri di riferimento dislocati nelle varie Regioni. Tanto basta a queste per classificare un caso come positivo e comunicarlo alla Protezione civile. Ma la circolare del ministero della Salute del 25 febbraio stabilisce che i contagiati sono ufficialmente tali solo quando arriva la validazione dell’Istituto Superiore di Sanità, l’unico centro incaricato di confermare l’eventuale positività dei test diagnostici: “Si ricorda che la procedura prevista per la definitiva conferma del caso è affidata all’Istituto Superiore di Sanità. Pertanto, un caso non può definirsi confermato senza la suddetta validazione del laboratorio ISS”, si legge nel provvedimento in questione.
Con questo criterio, i positivi confermati dall’Iss, stando all’ultimo aggiornamento, sono 383, meno della metà rispetto a quelli della Protezione civile.
L’Istituto ha oggi voluto smorzare le polemiche che sono nate dai numeri apparentemente contraddittori precisando all’Agi che “quasi sempre ci siamo trovati a confermare i risultati dei tamponi effettuati dalle Regioni. Solo in due casi, entrambi piemontesi, abbiamo ottenuto risultati diversi perché sono stati trovati solo debolmente positivi”.
Non c’è stato invece nessun giallo, come riportato inizialmente, sul tampone sull’uomo di 51 anni di Piandimeleto scambiato per “positivo” e successivamente confermato come “negativo”. Contattata dal Ducato, la sindaca di Piandimeleto Veronica Magnani ha raccontato il malinteso. “C’è stato un errore di comunicazione con la Prefettura di Rimini, che ha scambiato il caso di Vallefoglia (effettivamente positivo come confermato dall’Iss, ndr) con quello di Piandimeleto, da subito risultato negativo”, ha detto la sindaca. L’Iss dunque non ha comunicato un esito diverso rispetto alla rilevazione della medicina di prevenzione perché il tampone era negativo sin dalla prima analisi.
Ma qui i conti non tornano. Almeno un altro caso di positività, infatti, dovrebbe essere stato smentito dalla controanalisi dell’Iss: si tratta dell’uomo di Piandimeleto risultato positivo al primo tampone il 26 febbraio, ma negativo al secondo il giorno successivo.
Ancora alle 18 di oggi il commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus ribadiva la quasi assoluta coincidenza tra i risultati dei test effettuati dalle Regioni e quelli dell’istituto romano. Contattato dal Ducato, l’Iss non ha ancora fornito chiarimenti sul piccolo “giallo”.
Il viaggio del tampone
Qual è la procedura di accertamento della positività al Covid – 19 nelle Marche? Chi dovesse manifestare i sintomi tipici del virus (tosse, febbre, mal di gola o difficoltà respiratoria) deve chiamare il 1500, l’800936677, ossia il numero verde istituito dalla Regione o il medico di famiglia o ancora la guardia medica. Chi chiama diventa ufficialmente un caso sospetto secondo i criteri fissati dal ministero della Salute con circolare del 27 febbraio, se oltre a presentare i sintomi è stato in Cina o nei comuni della zona rossa di Lombardia e Veneto negli ultimi 14 giorni; è stato a stretto contatto con un caso probabile o confermato di Coronavirus; oppure ha lavorato o ha frequentato una struttura sanitaria dove sono stati ricoverati pazienti con infezione da Covid -19.
A questo punto scatta la prova del tampone, che “nelle Marche viene effettuato a domicilio da dei microteam, uno per ogni Area Vasta, a meno che la gravità clinica non sia tale per cui si rende necessario un trasporto direttamente in isolamento in un reparto di malattie infettive. A quel punto sarà l’infettivologo a fare i prelievi del caso”, spiega Daniel Fiacchini, dirigente medico, coordinatore del gruppo comunicazione del Gores (Gruppo operativo regionale per l’emergenza sanitaria).
Fatto il test, il campione viene inviato al laboratorio regionale di riferimento, quello dell’ospedale “Torrette” di Ancona, che è anche l’unica struttura, insieme agli ospedali di Pesaro e Fermo, dotata di un reparto di Infettivologia adeguato a ospitare pazienti positivi in isolamento.
Non finisce qui però. Se il risultato è positivo ci vuole la controanalisi dell’Iss. Quando “un esame di un laboratorio territoriale dà esito positivo, il campione viene inviato fisicamente all’Istituto dai Carabinieri dei Nas. Il test richiede 4-5 ore, e i tecnici lavorano su turni che iniziano alle 6 del mattino e terminano alle 3 del mattino dopo tutti i giorni, garantendo circa 200 esami al giorno. Il risultato viene comunicato alle autorità competenti sia italiane che internazionali (Ecdc, Oms)” si legge sul sito dell’Istituto.