di FRANCESCA DE MARTINO
URBINO – In “zona rossa”, ora diventata “arancione” non si possono celebrare messe domenicali e funerali, ma cinque ragazzi della Pastorale universitaria a Urbino ci sono riusciti lo stesso. Non potendo tornare e vedersi nella città in cui studiano, si sono incontrati online, in videoconferenza, e con l’aiuto di suor Marilena hanno commentato il Vangelo della domenica. Segno che la Chiesa segue le regole per combattere la diffusione del Covid-19, e sfrutta la potenza della tecnologia. Primo tra tutti a dare il buon esempio, Papa Francesco, che ha scelto di pronunciare l’Angelus dalla sede del Vaticano e apparire solo sui maxi schermi per evitare la calca in piazza San Pietro: ai fedeli ha concesso infatti solo un saluto affacciato dalla finestra.
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L’incontro virtuale
Martina ha acceso la webcam dalla sua stanzetta di Salerno, Giulia, in compagnia della mamma, dalla provincia di Teramo, comoda dal soggiorno di casa, Alessandro, dalla provincia di Bari, seduto alla sua scrivania, Vincenzo e Adriana invece si trovavano insieme nella loro camera di Urbino e suor Marilena, dal Convitto Universitario “Venerini” di via Mazzini, dietro di lei un crocifisso che creava ancor di più un clima “spirituale”. Il gruppo ogni settimana si dà appuntamento davanti alla Chiesa di San Domenico, questa volta al luogo di incontro ci sono arrivati grazie a un link che li ha portati a collegarsi tutti insieme. Tante schermate si sono aggiunte una dopo l’altra e poi si sono unite in una sola per farsi forza a vicenda in questo momento pieno di rinunce alla socialità.
E così hanno iniziato con un canto, come una liturgia vera e propria: Vincenzo, con la chitarra in mano, ha dato il via a suon di musica all’incontro virtuale e tutti, cantando, l’hanno seguito. Poi Suor Marilena, che li accompagna nella loro vita spirituale in città, ha letto il vangelo domenicale e ha dato spunti di riflessione ad ognuno di loro: “Sentite la forza di Dio nella vostra vita? Ecco se l’avvertite, questa forza, oggi più che mai – ha detto – dovete trasmetterla agli altri per aiutarli a non farsi sopraffare dalla paura ma a credere più che mai che l’amore di Gesù in questo momento ci può salvare”.
Qualcosa di “surreale”
Con l’entusiasmo di sentirsi vicini allo stesso modo, nonostante il non potersi sedere gli uni vicini agli altri cantando e suonando per animare e coinvolgere i fedeli tra le mura di una Chiesa, i ragazzi hanno anche loro commentato la parola di Dio della domenica. Si sono anche lasciati andare a qualche battuta per sdrammatizzare, sulla connessione “ballerina” della sorella: “Appari e scompari come Maria?”, le hanno detto ridendo. Alla fine l’hanno chiamata al telefono, in vivavoce, fino alla fine dell’incontro durato un’ora e mezza. E poi l’incursione felice della mamma di Giulia, che con sguardo sorpreso assisteva e interveniva in qualcosa che le sembrava “surreale”.
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Quasi come una messa
Il segno di pace, la comunione non ricevuta, il non essersi bagnati la fronte con l’acqua santa non ha cambiato la funzione della “messa” in sé, nel commentare le Scritture insieme e nel farli sentire parte di qualcosa di più grande. Chi ha pregato per gli ammalati e per far sì che la scienza prosegui con la ricerca, chi per i propri cari e per tutte quelle persone già malate e più sensibili all’epidemia e altri ancora, per trovare appunto quella forza che non lasci andare gli altri nel panico e nell’egoismo perché solo insieme si può uscire dal pericolo.
“Grazie per questo momento che mi avete regalato, per l’amore che mi avete trasmesso e che trasmettete agli altri”, ha detto Suor Marilena ai suoi ragazzi che le hanno promesso di essere già pronti per la videoconferenza di domenica prossima.