di NICCOLÒ SEVERINI
ANCONA – Dal 25 febbraio, giorno del primo caso di Coronavirus accertato nelle Marche, il numero dei tamponi è aumentato in maniera esponenziale. La provincia di Pesaro e Urbino è la più colpita, poi Ancona, Macerata e Fermo e da mercoledì 11 marzo anche Ascoli Piceno. In questo momento di continua evoluzione la Regione, ha rafforzato le linee del Governo tramite le ordinanze, firmate dal presidente Luca Ceriscioli, che vietano gli spostamenti da un comune all’altro se non per validi motivi autocertificati, come il lavoro, la sanità o rientrare a casa.
Un’ospedale dedicato al Covid-19
Non si sa ancora se il termine del 3 aprile, deciso da Roma, sarà sufficiente ma il governatore, raggiunto al telefono dal Ducato, ammette: “Dovremo portarci dietro questa situazione di trincea almeno – Ceriscioli sottolinea ‘almeno’ un paio di volte, ndr – fino al 20 marzo, da quello che dicono gli studi degli epidemiologici. Se miracolosamente si sbagliassero ne saremmo tutti felici perché a nessuno piace vivere in emergenza”. Partendo da questa considerazione, il primo piano studiato a palazzo Raffaello è mirato alle strutture sanitarie, per fronteggiare l’emergenza e contenere l’epidemia. Il governatore ha indicato la strada nella provincia di Pesaro e Urbino, la più colpita: “L’ospedale di Pesaro diventerà il punto di riferimento per i malati di Coronavirus per ‘liberare’ le strutture di Fano e Urbino, che torneranno a svolgere le normali attività di Pronto soccorso. I malati di Covid-19 verranno quindi spostati”.
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Anche per la degenza, la Regione ha pensato a una soluzione: “La struttura di Fossombrone – continua Ceriscioli – sarà destinata al recupero totale dei pazienti dimessi dall’ospedale di Pesaro per affrontare la riabilitazione polmonare finché non si potranno considerare definitivamente guariti”. Questo modello di Marche Nord sarà replicato nelle altre province se la situazione dovesse peggiorare. La Regione ha recepito i fondi da Roma ma ha messo sul tavolo un milione di tasca propria, cifra che salirà a 6 milioni a breve. Ceriscioli conferma: “I fondi non sono mai stati un problema: immettiamo nel sistema sanitario tutti i soldi che possiamo”. Sistema che ha accolto anche tanti nuovi volti tra le corsie degli ospedali, ma ritrovando anche facce note: sono state reclutate tutte le forze sanitarie disponibili, dai neolaureati agli specializzandi, fino a richiamare i medici in pensione.
La ripartenza
Al momento le Marche, come il resto d’Italia, sono una regione in quarantena e le attività produttive stanno rallentando di netto. Da un’emergenza all’altra, quindi. Il virus ha bloccato il turismo, rendendolo il settore più in crisi in questo periodo, ma anche il manufatturiero e logistico ne stanno risentendo. Nonostante mangiare sia una necessità primaria, fa l’esempio il governatore, anche la logistica alimentare sta entrando in crisi perché non si lavora più con ristoranti e alberghi, chiusi o a mezzo servizio, ma comunque svuotati. Sulla ripartenza: “Il governo sta mettendo in atto una misura da 25 miliardi di euro per tutto il Paese, una cifra molto significativa – commenta Ceriscioli – e noi come Regione stiamo cercando di risparmiare il più possibile per aumentare la disponibilità”.
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Poi il governatore si rivolge direttamente ai cittadini: “È vero che ci sono leggi e ordinanze, ma tutto dipende da voi. Potete fare tutto, ma con buonsenso: perché più preveniamo, meno ci ammaliamo e meno sovraccaricheremo il sistema sanitario e più potremo immettere risorse nell’economia per ripartire”. I controlli per il rispetto delle regole sono affidati agli enti locali e alle prefetture provinciali e “con i giorni diventeranno sempre più presenti e stringenti sul territorio per lasciare il tempo alle persone di adeguarsi a queste norme, quindi la tolleranza diminuirà”, assicura il governatore.
Prima di chiudere la conversazione, il presidente Ceriscioli si è fermato anche sulle tensioni politiche di queste settimane e ha ricordato anche lo scontro con il Governo. Il presidente non serba rancore: “Il governo, fortunatamente, ha fatto retromarcia: onore a chi cambia idea verso il bene”. A maggio, effetti del Covid-19 permettendo, ci saranno le elezioni regionali alle quali Ceriscioli ha deciso di non ricandidarsi, lasciando il suo posto come alfiere del Partito democratico a Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia: “Nonostante questa scelta, è stato un mio dovere essere sempre presente sul territorio in un momento come questo, come ho sempre fatto. Il mio passo di lato spero che ora faccia tacere le polemiche”. Ma ora, dice, “penso solo a come contenere il Coronavirus”.