di MARIA LETIZIA CAMPARSI
URBINO – Con il decreto dell’11 marzo, salta anche il mercato di Urbino: gli ambulanti devono chiudere bottega, anzi bancarella. Non si potrà più vendere nulla sotto la statua di Raffaello, come sui mercati altrove in Italia, fino al 25 marzo. L’alternativa è la vendita a domicilio della merce, ma non tutti i venditori sono attrezzati per farla e non a tutti conviene.
Il provvedimento riguarda numerosi ambulanti che ogni giorno animano i mercati della provincia di Pesaro e Urbino. Tra loro c’è Alfredo Sartori, 55 anni, di Urbino: vende intimo e anche lui lascerà la sua postazione vuota per le prossime due settimane. Gli abbiamo chiesto cosa cambia ora per lui.
Purtroppo io starò fermo, me ne starò a casa. Non ho modo di continuare a vendere. Mi riposerò un po’, userò il tempo a disposizione per controllare e sistemare la merce.
Mi è già successo in passato di dovermi fermare per un periodo. Ad esempio perché mi ero ammalato, o a causa del ‘nevone’ del 2012, per cui tutto il mercato di Urbino venne chiuso per circa un mese.
Fortunatamente non ha ricadute sulla mia famiglia perché non ho figli. Certo non avrò entrate per almeno due settimane, però avrò anche meno uscite, perché stando a casa non spenderò soldi per carburante e cose simili.
Si aspettava questa chiusura di tutte le attività commerciali?
Sì me lo aspettavo. Il problema del virus c’è già da qualche tempo e io e i miei colleghi eravamo allarmati. Era già da qualche settimana che mi chiedevo se andare o meno al mercato di Urbino.
So che la città, essendo piena di universitari provenienti da tutte le parti d’Italia, poteva essere più esposta al virus di altre realtà. Ciononostante, finché ho potuto sono andato.