di LINDA CAGLIONI e FILIPPO CAMPO ANTICO
Dal 2015 sono oltre un milione i migranti che hanno attraversato la rotta balcanica, il sentiero di terra che dalla Turchia occidentale raggiunge la Grecia, per poi svilupparsi lungo i paesi dell’ex Jugoslavia. A percorrerla sono uomini e donne che scappano da posti in cui i diritti umani sono costantemente violati come Siria, Pakistan, Afghanistan e Iran. Ma non per tutti il viaggio è a lieto fine. Secondo il report di United for intercultural action hanno perso la vita lungo quella via più di duemila persone, la gran parte delle quali è stata seppellita senza nome.
Oltre all’annegamento, tra le cause principali di decesso ci sono l’investimento, l’ipotermia e il soffocamento nei tir in cui viaggiano. Per cercare di scoprire il destino di chi è in viaggio, nell’aprile del 2019 è nato Dead and Missing in the Balkans, un gruppo facebook in cui vengono lanciati appelli dai cooperanti e dalle stesse famiglie per scoprire la sorte delle persone di cui si sono perse le tracce. La rete si trasforma così in un prezioso ponte di collegamento tra la rotta balcanica e il mondo esterno, un’ancora grazie a cui si rintracciano i destini di chi è in cerca di un futuro migliore.