Il quarto Festival “Urbino Teatro Urbano” è stato presentato nella conferenza stampa di questa mattina alle 11,00 nell’aula Serpieri del Collegio Raffaello. Circa 30 eventi dal 1 al 10 luglio invaderanno il centro storico, a partire dalla parata degli artisti di domani, e il Monastero Santa Chiara, dove Sogno di una notte di mezz’estate aprirà la rassegna teatrale.
Nel primo intervento la presidente del Centro teatrale Universitario Monica Bravi ricorda come l’appoggio del Comune non sia scontato, anzi “è un atto di fiducia che ci impegnammo a ripagare, soprattutto nell’anno in cui il teatro deve ripartire”. Il sindaco Maurizio Gambini afferma: “Se questo festival esiste non è merito mio, ma questa quarta edizione dimostra come se si investe sul territorio tutto può funzionare. Puoi chiamare Dustin Hoffman e riempire la città, ma qui si è costruito qualcosa che è entrato nella comunità”.
Il filo comune lega alla tradizione forme nuove ed estreme. Un esempio su tutti è la maschera, elemento base della commedia dell’arte che è entrata nella nostra quotidianità per via della pandemia. Ma, come ricorda il direttore artistico del festival Michele Pagliaroni “basta pensare a Mazinga e Goldrake, maschere della tradizione giapponese proiettate nel futuro. Per questo investiamo nella comicità, perché scherzando sui problemi riusciamo a liberare le persone dalle loro paure”.
Riparte quindi il teatro con i ragazzi, che hanno sofferto più di altri la chiusura in casa per più di anno e che adesso si aspettano stimoli. D’altronde proprio il teatro e il cinema, continua Bravi, fanno parte del dialogo che permette agli studenti di entrare nel tessuto sociale di una città. “Un dialogo sociale in cui allo studente va offerto il più possibile. La cultura serve per dare strumenti per ricostruire la comunità ed è un atto di responsabilità dei ragazzi stesso per cui andrebbero ringraziati dalla città”.
Il professor Renato Raffaelli si concentra sull’innovazione che porta questo festival. Da tempo l’unione di Urbino con le città del Montefeltro è un programma politico. Questo appuntamento permette di “ripensare all’humanistic management, che impone alla politica e all’economia di mettere il capitale umano al centro dell’impresa”. In questo senso Urbino Teatro Urbano ha creato una rete, rappresentata soprattutto dall’anima della manifestazione, i volontari.
Così i ragazzi di Fano che l’anno scorso hanno aiutato la realizzazione del festival come volontari quest’anno faranno un loro festival nella città della fortuna. Un esempio che dà la possibilità a Pagliaroni di parlare del tradimento dello streaming, nel doppio senso di linguaggio diverso e di tramandare un senso anche cambiando le pratiche. “In questo momento, per esempio, Beatrice sta viaggiando dalla Calabria per venire a fare la volontaria. Senza i lavoratori telematici di questo autunno e inverno non l’avremmo mai conosciuta”.
L’incontro si chiude nel nome di Alfred Jarry, visionario creatore dell’Ubu Roi portato alla ribalta in Italia da Dario Fo, con un “Merdre!” generale.
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