URBINO, 4 LUG. – “Nessun limite eccetto il cielo”: la frase del Don Chisciotte si adatta a questa quarta edizione del festival Urbino Teatro Urbano, che – dopo Sogno di una notte di mezza estate – fa di nuovo il tutto esaurito con il secondo spettacolo.
Il Don Chisciotte della compagnia Stivalaccio Teatro è uno spettacolo che inganna. Il soggetto originale di Marco Zoppello e i testi di Carlo Boso e Zoppello, infatti, non raccontano del cavaliere dalla triste figura e del suo scudiero Sancho Panza. È invece la storia di Giulio Pasquati, padovano, in arte Pantalone, e di Girolamo Salimbeni, fiorentino, in arte Piombino, commedianti realmente esistiti nel XVII secolo, e di come il loro pubblico li salvó dall’impiccagione.
Le disavventure nella Mancha diventano il pretesto per creare un divertente dialogo tra attori e pubblico sull’amore o sul cibo e la fame. Il pubblico entra nello spettacolo battendo i piedi, regalando minuti di vita ai condannati applaudendo e anche belando. Si esibisce anche il magnifico rettore Giorgio Calcagnini, invitato dal palco a imitare un montone in solitaria.
Così è il pubblico a scrivere il finale, in cui “Chisciotte salva col martello del Cantagiro 1963 Dulcinea al museo egizio di Torino dalle grinfie di Pippo Baudo” .
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