Urbino teatro urbano: un gallo fa rivivere il teatro del collegio

di BEATRICE GRECO

URBINO – Un enorme gallo disegnato su un foglio di carta. Una figura di spalle avvolta in una coperta. Un tavolo e tre attori intenti a osservare il pubblico. Una sala gremita di gente, seppur con distanziamento e mascherine. Così ieri sera, al Teatro La Vela del collegio universitario omonimo, andava in scena per la prima volta in assoluto Il gallo del mal di testa di Luca Tazzari, testo finalista del Premio Tondelli 2019. Sul palco la Pallaksch, compagnia tutta marchigiana formata dallo stesso autore e da Giacomo Lilliù, Arianna Primavera e Matteo Principi.

Grazie alle iniziative di Urbino teatro urbano e al progetto del Centro teatrale universitario Cesare Questa, gli attori hanno potuto usufruire di una “residenza artistica”, abitando e provando gratuitamente negli spazi dei collegi universitari. Quella di ieri è stata una restituzione pubblica del frutto del lavoro di queste giornate. “È un primo studio, il risultato di una fase di lavoro effettuata qui, al Teatro La Vela, dove siamo ospiti dal 28 giugno – spiega Giacomo Lilliù, regista e attore della performance –. È una prima esplorazione all’interno delle parole e delle dinamiche del testo. Ci sarà ancora molto da lavorare nel futuro, ma questo testo molto coraggioso ci ha spinti a credere in questo progetto”.

La performance Il gallo del mal di testa. In scena, da sinistra, di spalle Matteo Principi nei panni del gallo, Arianna Primavera, Luca Tazzari e Giacomo Lilliù

La performance: “Il gallo è l’angoscia”

Ad essere rappresentata non è tutta l’opera, ma solo una parte. Al centro della storia, un mal di testa costante e un gallo nero, antropomorfo, che è una presenza ingombrante. Un amico e nemico di Luca, il protagonista, un adolescente alle prese con difficoltà psichiche che portano a stati dissociativi e a un’emicrania cronica. Si aggiungono problemi di dialogo e di comprensione con una generazione, quella dei suoi genitori, che sembra essere troppo lontana. “Non ho più una lingua, non l’ho mai avuta” dice Luca, mentre racconta di un padre (interpretato da Giacomo Lilliù) tagliato con l’accetta, imprenditore e poco propenso all’autocritica, e di una madre (Arianna Primavera) figlia di medici e filosofi che troppo spesso si preoccupa. Ognuno però cerca a suo modo di risolvere il problema di Luca, ma questo finisce per tormentare tutti, mentre Luca cerca nel gallo risposte a un dolore malinconico ma molto ironico. “Il gallo è Luca, è il padre, è la madre. Il gallo è tutti – spiega il gallo, interpretato da Matteo Principi – . Il gallo è l’angoscia”.

Il gallo del mal di testa, testo di Luca Tazzari

È un racconto autobiografico, spiega Tazzari, che interpreta sé stesso e che per la prima volta si cimenta nel ruolo di attore. “Tutto è partito dall’ultimo anno di Scuola Paolo Grassi, dove ho studiato come autore teatrale. Soffrivo di terribili emicranie e una mia insegnante mi ha detto ‘perché non scrivi del mal di testa?’. Così ho iniziato. Prima il mio rapporto con questo gallo e poi ho aggiunto i rapporti genitoriali. I referti medici che abbiamo letto durante lo spettacolo sono i miei referti medici reali. Quando li ho ricevuti, mi avevano fatto molto ridere e ho pensato di mettere in scena anche loro”.

Un racconto, ambientato in un entroterra che ha molto a che vedere con quello marchigiano, in cui anche elementi di scena finiscono per raccontare una storia. Una coperta diventa mantello, rifugio e poi tovaglia. “È la coperta che mi porto sempre in giro quando viaggio – dice Tazzari, ridendo –. Nel testo diventa il riparo da tutte le sensazioni forti e dolorose. Un po’ coperta di Linus e un po’ protezione”.

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Un progetto per “riprendersi” il teatro degli studenti

“Siamo un unicum – ha detto Michele Pagliaroni, direttore artistico di Utu e del Centro teatrale universitario -. Questo è l’unica residenza artistica che si trova in una città universitaria”. Il Teatro La Vela rappresenta lo spazio principale delle attività del Ctu dell’Uniurb, ma è solitamente sfruttato come aula universitaria. “Qui dal 2016 abbiamo organizzato i primi laboratori destinati agli studenti – ha spiegato Pagliaroni –. Ma la funzione principale rimane quella d’ateneo. Il nostro progetto, che oggi con Pallaksch ha mosso i primi passi, ha come obiettivo quello di restituire questo luogo alla sua destinazione originale voluta dall’architetto Giancarlo De Carlo, quella del teatro”.

Un’iniziativa molto apprezzata dagli attori, soddisfatti della “vitalità del posto, che aiuta il ritmo di lavoro” e che ieri ha permesso di collegare e avvicinare il centro storico all’area dei collegi. Testimone ne è la fiumana di gente che, poco prima che iniziasse lo spettacolo, è scesa da via Mazzini per raggiungere i collegi. “Una delle rarissime sere in cui ciò è potuto accadere, ne sono contento. Simbolicamente è l’inizio di qualcosa” ha concluso Pagliaroni.

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