di ROBERTA ROTELLI
URBINO – Compare anche il suo nome nella lista dei ricercatori firmatari dell’appello contro il green pass, a sua insaputa. Il professor Manolo Farci, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Urbino, non ha “mai né firmato, né dato il consenso per l’utilizzo dei dati”. Lo racconta al Ducato in un colloquio in cui spiega di essersi iscritto a un gruppo Telegram di docenti critici verso la misura “sia per indagare come veniva gestita la comunicazione all’interno della comunità novax”, sia per confrontarsi con altri che come me erano scettici sull’effettiva sicurezza del vaccino”.
Alla domanda se avrebbe firmato la petizione no green pass, il prof risponde: “No, non l’avrei firmata perché non mi è piaciuto il paragone che è stato fatto con altre epoche storiche (il riferimento è alla Shoah ndr) inoltre non sono un giurista e non mi sento adatto a fare valutazioni giuridiche sull’incostituzionalità del green pass. Io sono interessato a studiare come migliorare questa campagna di informazione, di cui siamo tutti testimoni in Italia in questo momento”.
La polarizzazione del green pass
Farci spiega dal punto di vista sociologico che cos’è la dinamica della “polarizzazione”: quel fenomeno che tende a vederci vedere sempre gli stessi volti della medicina in tv e a fidarci di loro, seppur questi personaggi promuovano messaggi solo parziali. “In Italia si è voluto creare una comunità di “cattivi”, i #novax, e una comunità di “buoni”, tutti coloro che scelgono di vaccinarsi. In questo modo – continua il prof – è stata omessa una parte importante della popolazione, quella dei #nivax, coloro che hanno dei dubbi su questa vaccinazione ma che non sono contrari ai vaccini”.
“Discutibile” a detta di Farci, anche “la gestione dell’informazione da parte del governo, che di fronte ad una emergenza sanitaria come questa ha preferito rifugiarsi in una campagna di comunicazione manichea, basata più su prese di posizione che su effettivi ragionamenti”. A questo proposito Farci critica la strategia “stop and go” dell’amministrazione Conte, che secondo lui “ha pensato principalmente a dare un’immagine vincente dell’Italia in un momento di emergenza, piuttosto che ammettere le carenze e gli errori commessi durante il percorso”.
La scelta di vaccinarsi
Il prof Farci si è vaccinato e con il green pass si reca ormai quotidianamente all’università dal 1 settembre, ma ancora nutre dei dubbi: “Secondo uno studio della rivista Nature – afferma – l’immunità di gregge non si raggiungerà effettivamente con la vaccinazione. Facendo un’analisi di costi e benefici, io ho preferito farla, ma sono convinto che questa campagna vaccinale sia una manovra molto più politica che sanitaria”.