di BEATRICE GRECO
URBINO – Proprio qui, nel cuore della città rinascimentale per eccellenza, dove l’armonia delle forme incontra l’equilibrio delle proporzioni, si nasconde un piccolo gioiello del rococò. È l’Oratorio delle Cinque Piaghe, in via Barocci, l’unica chiesa in tutto Urbino in stile barocco-rococò. Un salto in una tavolozza di colori: cornici dorate avvolgono, con anse e ricciolute foglie, opere di artisti urbinati di fine del Seicento, mentre putti e cascate di fiori ornano il soffitto in un grande affresco, danneggiato dal tempo in alcuni punti. Solo grazie all’iniziativa Chiese aperte – nata dalla collaborazione tra Città di Urbino e Pro Loco, grazie alla disponibilità di Arcidiocesi e Confraternite di San Giuseppe e del Corpus Domini – è possibile visitare questo tesoro nascosto, solitamente chiuso al pubblico. Cinque giornate di apertura per far rivivere sei chiese e oratori, sottratti alla comunità e ai turisti dalla mancanza di custodi e parroci.
Basta attraversare due vicoli per arrivare in via Mazzini, dove – attraverso un vetro – si può contemplare la chiesa di San Francesco di Paola appena restaurata. Un’unica aula, che risplende di bianchi bassorilievi, la cui storia è legata ad un voto. Il cinquantacinquenne duca Francesco Maria II Della Rovere, dopo il suo secondo matrimonio, promise di edificarla non appena fosse nato un erede maschio. Così, subito dopo la nascita di Federico Ubaldo nel 1605, iniziarono i lavori di costruzione. Ora, ancora coperta dalle impalcature, subito dietro l’altare maggiore, c’è la pala raffigurante San Francesco di Paola dipinta da Michelangelo Dolci.
[aesop_gallery id=”296853″ revealfx=”off” overlay_revealfx=”off”]Prossima tappa via Budassi, dove a pochi metri l’una dall’altra si trovano Santa Maria della Torre e l’Oratorio di San Sebastiano e di Sant’Andrea Avellino. La prima, fondata nel 1320, è delle monache agostiniane. Ancora, vicino all’altare, si può vedere il piccolo foro da cui prendevano la comunione per non essere viste all’esterno. Sulla volta a botte che copre la navata, la tela dell’Assunta risalente alla ristrutturazione fatta in età barocca. Ai visitatori più fortunati potrà capitare di incontrare la storica custode della chiesa. Sarà lei, se vi prenderà in simpatia, a raccontare gli aneddoti e le storie migliori legate all’edificio e a mostrare quel dipinto donato da un avvocato col vizio del gioco fattosi frate per salvarsi dalla miseria. Pochi passi più avanti, l’Oratorio, edificato grazie al contributo del principe Carlo Albani, presenta una pianta ottagonale. Al suo interno ancora gli scranni dei due ordini che vi dimorarono e il piccolo organo a canne degli inizi del Seicento, tra i più antichi delle Marche.
Il percorso volto alla ricerca delle chiese chiuse della città ha come tappa successiva Porta Lavagine, da cui inizia via Cesare Battisti. Lavagine è una delle quattro porte incastonate nelle mura della città, ma è l’unica ad avere una chiesa appollaiata sulla sua struttura. É Santa Maria degli Angeli, un edificio a unica aula semplice e delicato. L’ingresso è bloccato, ma dalla porta si può vedere il bassorilievo di maiolica del Cinquecento e l’esposizione di sculture in abiti medievali – dal titolo Sacra Conversazione – dell’artista Arnaldo Balsamini.
La salita fino a via Raffaello viene ripagata dalla vista della coloratissima chiesa di San Sergio. Di fondazione bizantina, fu il primo centro della prima comunità cristiana di Urbino e fu sede vescovile fino al 1021. Passato e presente si incontrano in questo edificio, in cui da alcuni anni, si celebrano due volte al mese le messe ortodosse. Sotto il pavimento una cisterna che risale all’epoca romana, mentre sulle pareti un ciclo di icone ortodosse dalle tinte sgargianti realizzati nei primi Duemila.
Il viaggio alla scoperta delle chiese nascoste di Urbino si può concludere così, in un connubio di colori e tradizioni. Le prossime giornate per poterle visitare saranno il 10 e il 31 ottobre e il primo novembre. “L’auspicio è che questa iniziativa si trasformi in un appuntamento a cadenza regolare – ha detto Giovanni Volponi, vicepresidente della Pro Loco di Urbino -. Per questo abbiamo creato totem fissi, che si possono trovare all’ingresso di ogni chiesa, insieme ad una cartina scaricabile tramite Qr code. Nella mappa anche gli edifici religiosi regolarmente aperti, in modo da fornire al visitatore due itinerari che si compenetrano per un tour della città il quanto più possibile completo. Speriamo, quindi, che il Comune lavori con noi perché questo nostro desiderio si trasformi in realtà”.