di SARA SPIMPOLO
URBINO – Al campo dell’Urbino rugby si arriva percorrendo una stradina secondaria di Trasanni, girando un po’ sotto il livello della strada principale. Il vicepresidente della società, Michele Grelli, ha dipinto da poco il tetto dello spogliatoio. Ci ha scritto sopra, grande, il nome della squadra: “L’ho fatto per far vedere alle persone che siamo qui, così ci vedono anche da Google maps”, dice. È forse la metafora migliore per descrivere questa realtà fatta di impegno e passione, che sopravvive grazie ai quei valori che nel rugby si trasmettono prima ancora di insegnare come tenere in mano la palla ovale. “È un mondo che se può ti aiuta – racconta al Ducato Lilli Simbari, la presidente dell’Asd nata nel 2017 – chi lavora per noi lo fa a titolo gratuito”. Anche l’allenatore, Alberto Convertino, si è offerto di farlo gratis. È pratica comune, nelle piccole realtà di rugby.
“Purtroppo la cultura di questo sport è poco praticata – sostiene Simbari – salvo alcune eccezioni, è il pallone da calcio a farla da padrone tra i più piccoli. E noi dobbiamo autosostenerci in toto”. Dicono che le uniche due cose che hanno avuto dalla politica sono il campo – ricevuto in gestione dal Comune di Urbino, che loro hanno rimesso a nuovo dopo un periodo di disuso – e una piccola struttura in legno che funge da cucina per il terzo tempo, peculiarità rugbistica che prevede un incontro tra le squadre, che sono state avversarie, a fine partita, durante il quale ci si offre da bere e da mangiare.
Simbari racconta che, pochi giorni fa, la finestra della cucina è stata forzata da qualcuno che ha tentato di rubare. Non immagina chi possa essere stato. “Tanto non abbiamo niente. Ma abbiamo ricevuto una solidarietà straordinaria, da tutta Italia grazie a un post su Facebook ricondiviso da altre società rugbistiche”.
“Io sono stata a L’Aquila cinque anni – racconta – andavo a comprare le sigarette allo stadio e ogni volta mi sorprendevo: non avevo mai visto una struttura del genere”. Prima gli studi di lettere, poi la scuola di giornalismo; ora riceve premi per le poesie che scrive, ed è l’unica presidente donna di una società rugbistica nelle Marche. La decisione di entrarci, e soprattutto di rimanerci, tra le porte ad H, è arrivata “quando ho visto come tornavano a casa i miei figli che praticavano questo sport. Uno era un ‘teppista’, l’altro non aveva il coraggio di chiedere un bicchiere d’acqua al bar: li ho visti cambiare da così a così”.
Le dimostrazioni d’affetto non risultano nuove all’Urbino rugby. “Negli anni ci hanno donato la spara-palloni – ricorda Simbari – il Fano ci presterà dei giocatori per portare avanti la squadra, nel periodo del Covid i nostri sponsor urbinati hanno continuato a darci soldi anche quando non potevano ricevere niente in cambio”. La pandemia ha inflitto loro un duro colpo. “Prima avevamo una femminile, tanti ragazzi e ragazze dell’Università che venivano a giocare con noi. Ancora non sono tornati, per via del coronavirus, ma pare che i corsi di Scienze motorie riprenderanno in presenza: questo per noi vuol dire molto”.
Ma nonostante tutto, le idee superano le difficoltà. Con il progetto ‘Oltre la meta’ hanno aderito a una rete nazionale e internazionale di squadre integrate, in cui ragazzi e ragazze con disabilità psichica e facilitatori che giocano assieme. “Il rugby è uno sport che fa tanto squadra, tanto spogliatoio. Fuor di retorica, è davvero uno sport per tutti e tutte”. In questo quadro cinque squadre di rugby integrato provenienti da tutta Italia si incontreranno allo stadio Montefeltro il 18 e 19 settembre prossimi, per un’iniziativa in collaborazione con l’Assessorato allo sport e alle politiche sociali del Comune di Urbino. “Vogliamo abbinare l’aspetto sportivo a quello culturale” conclude Simbari.
Obiettivi per il futuro? Creare una squadra mista (ragazzi e ragazze) per iscriversi al campionato in C, avvicinare i piccoli urbinati e fermignanesi a questo sport. Nel frattempo sono arrivati i ragazzi per allenarsi. Il coach impartisce le prime direttive mentre il sole tramonta su Urbino in lontananza. I giocatori di rugby si allenano anche quando dal cielo scroscia la grandine, non è raro che si facciano ricucire in campo dopo un infortunio. Tutto pur di continuare a giocare: è l’unica cosa che conta. Lo spirito di sacrificio e il senso di inclusione si imparano a partire dal mini-rugby. Se è vero che ciò che conta nello sport sono i valori, l’Urbino Asd, anche con pochi mezzi, di sicuro gioca un buon rugby.