Di ALICE TOMBESI
Nella stanza al piano terra del Museo dell’Architettura di Fermignano, Leonarda Faggi si muove come se fosse casa sua. Non senza motivo: le opere d’arte che ha creato occupano ogni parete e angolo dell’edificio. È il suo spazio temporaneo messo a disposizione dalla Pro loco di Fermignano all’interno di una serie di iniziative per sensibilizzare i cittadini sul tema della sostenibilità e del rapporto con l’ambiente. Leonarda, in questo, si fa portavoce ideale. Un’eco-artista specializzata nel mestiere di dare una seconda vita a oggetti ed elementi della natura.
Piume, foglie, tessuti, foto ingiallite, spaghi, bobine, pannelli elettro saldati. Tutto ciò che si può recuperare, Leonarda lo raccoglie e ne fa materia prima per la sua arte. Nella mostra esposta a Fermignano, “Autoritratto. Un invito a nutrire l’anima”, sono racchiuse le creazioni nate dal 2015 ad oggi: “Volevo fare un punto di tutto il mio lavoro – spiega Leonarda -: il titolo dell’esposizione prende il nome dall’opera principale”. Al centro della stanza che si apre dopo l’ingresso, infatti, l’occhio cade subito su una tavola imbandita: “È un invito. L’invito rivolto allo spettatore ad aprirsi come io faccio con lui. Per questo ci sono delle chiavi simboliche, poi materiali di cantiere, foglie e infine una mia foto in bianco e nero e a colori. È il mio modo per dire: ecco sono qui e ho voglia di parlare con voi”.
[aesop_gallery id=”297600″]Leonarda non nasce come eco-artista. Originaria di Urbania e diplomata in Arte del tessuto, ha lavorato otto anni nell’ ufficio campionario di un’azienda che fa trattamenti su capi di abbigliamento. A quarant’anni ha deciso di intraprendere la via dell’arte, che più di una volta si era riproposta nella sua vita: “Ho iniziato da una lavatrice rotta, vedevo i pezzi e mi chiedevo come poterli riutilizzare. Dopo un po’ si è aggiunta l’altra mia passione, quella per i tessuti, fin quando non è diventato un lavoro a tempo pieno”. C’è una differenza nel tipo di arte che Leonarda propone all’interno del Museo dell’Architettura. Se al piano inferiore è evidente il lavoro sul materiale di scarto, in quello superiore l’arte si fa più intima. Ad anticiparlo sono i titoli scelti dall’artista per i gruppi di opere esposte. C’è “Il racconto dell’anima” attraverso cui Leonarda ricorda e omaggia sua madre: “Queste sono due delle sue camicie da notte. In fondo ci sono dei fiori a ricordare quanto l’essere umano sia esso stesso natura”.
Una serie di foglie seccate, raccolte e ricucite con fili d’oro compongono, invece, la serie “Rinascita della foglie”: “Sapersi ricucire, convivere con ferite che possono guarire anche se non scompaiono – racconta Leonarda – da bambina stavo molto tempo sugli alberi, a inventare tutti i mondi che volevo. Guardando le foglie a terra, non ho mai pensato che fossero morte ma in un’altra dimensione. Ho cominciato a raccoglierle per ricucirle”. Sono chiuse in piccole teche all’interno di una stanza intitolata “Il giardino delle visioni”, insieme a creazioni nate dalla lana e esposte alla Casa degli Artisti di Andreina de Tomassi.
Leonarda non ha intenzione di fermarsi qui. Dopo Fermignano porterà la mostra in giro per le Marche con l’intenzione, poi, di aprire il suo studio al pubblico: “In questi ultimi anni ho indagato su me stessa e mi sono chiesta come si nutre l’anima. Lo fa attraverso i sentimenti e coltivando il nostro senso di umanità. Vedo che la gente, ora più che mai, ha bisogno di emozionarsi. Vorrei esporre i miei lavori per far avvicinare le persone a questo lavoro che è l’arte”.