di ENRICO MASCILLI MIGLIORINI
URBINO, 28 SET – “Quando parliamo di clima abbiamo a che fare con tempi molto lunghi e luoghi molto ampi. Non esiste il clima di Urbino, come non c’è il clima di oggi. Però quello che uno nota è la giornata di caldo estremo o la bomba d’acqua; il fatto è che le cose sono collegate”. Parla Frank Raes, fisico atmosferico che ha diretto l’unità di cambiamenti climatici Joint Research Centre della Commissione europea fino al 2015.
Mentre Greta Thunberg a Milano parla ai giovani riuniti alla Pre Cop26, Raes prende parola nel cortile del Collegio Raffaello a Urbino. L’evento è organizzato dall’Università, nel giorno in cui viene inaugurato il Cantiere per la sostenibilità. Tutto ruota intorno alla conferenza del teorico dell’Antropocene, ma sotto i portici del cortile varie associazioni hanno i loro banchetti. “La ricerca universitaria serve solo se le associazioni sul territorio aiutano concretamente a raggiungere gli obiettivi”, dice Elena Viganò, pro-rettore dell’Ateneo per la sostenibilità e valorizzazione delle differenze.
Prove di futuro all’Università di Urbino. Zero emissioni per la didattica sostenibile
Ecco quindi la postazione Cai con i sentieri del Montefeltro, Legambiente con ‘Puliamo il mondo’ e lo stand che calcola quanto abbiamo inquinato nella nostra vita scannerizzando l’impronta digitale. Anche la cooperativa Mondo solidale di via Mazzini ha il suo stand, come Contatto, cooperativa alimentare di Pesaro. “Il nostro caffè proviene da una filiera controllata che parte dal Sud America e che fa guadagnare equamente chiunque ci abbia lavorato”, dice Federico Falcioni. “Fare la pizza o i dolci rispettando la materia e il territorio ha un impatto sul clima mondiale”.
Che il “locale è globale” lo conferma uno studio dello Spill prevention, control and countermeasures (Spcc) uscito un mese fa. L’aumento della temperatura determina la foresta bruciata e l’auto influenza l’effetto serra, adesso se ne hanno le prove. “A noi interessa che a Urbino un giorno ci sono 42°, ma è come una bomba con una lunga miccia. Tutto parte 200mila anni fa”.
La rivelazione
Anche Frank Raes ha avuto bisogno di una rivelazione per iniziare ad agire localmente. “Dal 2001 faccio conferenze sul clima, ma trattavo la cosa come uno scienziato”. Tutto è cambiato cinque anni fa, quando passeggiando in montagna ha toccato con mano l’effetto serra: “Quel ghiacciaio di 80 metri si era ridotto a dieci, sentivo le sue gocce tra le dita e ho avuto la sensazione di toccare un essere umano”.
Adesso la missione è zero combustibili fossili per arrivare a una temperatura mondiale aumentata al massimo di 2° entro il 2050 rispetto all’età preindustriale, se possibile di 1,5°. Le stime comparate del Pil e delle emissioni hanno dimostrato negli ultimi anni che il benessere economico può essere accompagnato da una riduzione di Co2 e quindi dell’effetto serra. “D’altronde abbiamo ridotto del 30% le emissioni in questi anni, ma non ce ne siamo mica accorti”, conclude Frank Raes.