di ROBERTA ROTELLI
URBINO – Dopo il via libera del comitato tecnico scientifico alla riapertura dei teatri con capienza all’80%, sembrava che il teatro fosse pronto per decollare. Ma ad oggi il parere del comitato tecnico scientifico non è ancora stato trasformato in decreto legge perché manca l’approvazione del Consiglio dei ministri, quindi si naviga a vista sul futuro di quello che Vittorio Gassman definiva “la zona franca della vita, quello spazio sacro in cui si diventa immortali”. In una intervista al Ducato, Gilberto Santini, il Direttore dell’Amat (Associazione marchigiana attività teatrali) esordisce con un “evviva!” per esprimere la gioia da parte di tutti gli operatori dello spettacolo per questa misura che rappresenta un “risultato tanto sperato quanto giusto, dopo quasi un anno di chiusura effettiva del settore degli spettacoli, sebbene ci siano ancora dei nodi da sciogliere”. Come quell’80 per cento che, a quanto riferisce Santini, non sembra essere una capienza “effettiva”.
Quali sono le conseguenze effettive di una riapertura del teatro all’80%?
L’80% della capienza rappresenta una vittoria solo parziale perché, effettivamente, la misura più stringente per noi è quella del distanziamento. I teatri marchigiani hanno la classica struttura del teatro all’italiana, quindi il distanziamento di un metro tra uno spettatore e l’altro, norma che ad oggi affianca l’obbligatorietà del green pass e l’utilizzo di mascherina, non ci consente di riempire nemmeno il 50% della capienza. Teatri come quello di Pesaro o di Ascoli Piceno, che sono teatri da 800/1000 posti si trasformano quindi in teatri piccoli perché riusciamo a garantire l’ingresso, solo a circa 300 persone, rispettando tutte le norme. Questo black-out ha portato all’inevitabile chiusura di quei piccoli gioielli come il teatro di Pergola e San Lorenzo in Campo, che non riescono a sostenere da soli le spese economiche che una stagione teatrale richiede, potendo far entrare solo 30 spettatori in platea. Un altro rischio che si nasconde dietro a questo parere positivo del Cts, è quello della “zona bianca”, intesa come conditio sine qua non per l’effettiva entrata in vigore della norma. Infatti, se si vendono i biglietti ad un 80% di spettatori, oggi che siamo in zona bianca, se tra 1 mese entriamo in zona gialla, cosa faremo? Risarciremo tutti? Questa è una questione spinosa, su cui già abbiamo cominciato a confrontarci.
Come si sono organizzati i teatri marchigiani per questo autunno inverno?
Abbiamo deciso di spezzare la stagione teatrale, e quindi concludere quella del 2021 e progettarne una completamente nuova, ricca di appuntamenti per il 2022, sperando che la curva dei contagi ce lo permetta. Ad oggi esiste un cartellone unico regionale aperto, una “scena d’autunno”, che consiste in una rassegna spot condivisa tra vari i teatri delle Marche: ogni teatro propone due o tre spettacoli che si svolgono nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2021. Questa metodologia di lavoro ci ha permesso di strutturare una programmazione economicamente sostenibile pensata per una capienza al 50% e qualora entrasse in vigore l’80% della capienza, venderemo altri biglietti. Ci tengo a sottolineare che siamo stati pionieri di questo progetto spot condiviso tra i vari teatri, anticipando anche il Piccolo Teatro di Milano.
E il teatro Sanzio di Urbino?
Il teatro Sanzio è rimasto sempre chiuso finora, è stato utilizzato solo come spazio per eventi, manifestazioni e rassegne culturali. Però, lo dico in anteprima al Ducato, ci saranno tre spettacoli in programma tra novembre e dicembre.
C’è qualcosa da salvare di questo periodo di chiusura?
Si, eccome. La pandemia ha introdotto una digitalizzazione accelerata, che ha investito tutti i settori e quindi anche il teatro. Sono nate varie forme di teatro digitale che si sono rivelate grandi successi. Siamo stati i pionieri degli spettacoli in streaming e abbiamo esordito a marzo 2020 con il progetto Now Everywhere. una messa in scena che esalta la necessità di prossimità, resa umana dalla tecnologia. La voce del teatro non è di fatto mai stata soffocata dalla chiusura dei teatri fisici. È nato il teatro al telefono, sono stati fatti tanti spettacoli in streaming e c’è stato spazio per la danza virtuale come what’s app dance, un progetto sperimentale in cui tramite delle videochiamate condivise lo spettatore assisteva a delle performance messe in scena da vari artisti che si esibivano. Il recital di poesia di Mariangela Gualtieri in streaming al teatro della Fortuna di Fano, ha avuto talmente tanti spettatori che abbiamo aggiunto altre tre date. C’era qualcuno che si è collegato da Parigi e qualcun altro dalla Pennsylvania. Questo è il potere della tecnologia, che è riuscita a unire giovani e anziani. La risposta di pubblico è stata così positiva che non ci siamo mai sentiti soli.
Il legame non tra pubblico e teatro non si è perso?
No. Addirittura più di 3000 persone hanno rinunciato ai rimborsi degli spettacoli, per mostrarci vicinanza e dare un segnale di solidarietà. Sul nostro sito nella sezione Amici di Platea delle Marche, ci sono i nomi di tutti coloro che con un piccolo gesto ci sono stati vicini. Ci tengo a sottolineare che non abbiamo mai voluto regalare gli spettacoli digitali, perché sarebbe stato come screditare il talento e la creatività.