DI EMILIA LEBAN
URBINO – “Alzi la mano chi ha un cellulare”, chiede Giovanni Boccia Artieri, professore di sociologia all’Università di Urbino, all’inizio della conferenza. Ovviamente, tutti alzano la mano. Non potrebbe andare diversamente con una platea composta in gran parte da ragazzi delle superiori. E anche i pochi adulti presenti non fanno eccezione. “Non è un male avere un telefonino con sé, anzi sarebbe strano il contrario – continua il professore – il punto è saperlo usare, imparandone il linguaggio”.
Proprio il linguaggio, la comunicazione non ostile, è il tema centrale dell’incontro, tenutosi nell’aula magna del rettorato dell’Università di Urbino. La conferenza si inserisce tra gli eventi “off” del Festival del giornalismo culturale. A fare da relatori ci sono Boccia Artieri e Giovanni Grandi, professore di filosofia morale all’Università di Trieste. Ma i veri protagonisti dell’incontro sono gli studenti del liceo scientifico e delle scienze umane Laurana-Baldi.
Le parole hanno un peso, gli insulti non sono argomenti
I ragazzi hanno studiato a scuola il Manifesto della comunicazione non ostile, una carta che elenca dieci principi utili per migliorare il comportamento di chi naviga in rete, e hanno pensato al modo per metterlo in pratica nella vita quotidiana. Giuseppe, della seconda C, è il primo a prendere la parola e spiega quali sono le regole più importanti del Manifesto per garantire una convivenza pacifica sui social: “Scrivo sui social solo quello che direi nella vita quotidiana, anche il silenzio comunica, le parole hanno un peso e gli insulti non sono argomenti”.
L’inclusione si fa anche su Whatsapp
Subito dopo i suoi compagni spiegano come un gruppo WhatsApp senza regole può portare a una comunicazione sbagliata e come si può fare per evitarlo. Loro, ad esempio, hanno deciso di stilare un decalogo di regole per gestire la comunicazione nel loro gruppo classe. Tra queste, si è “resa necessaria” la regola di evitare espressioni dialettali, proprio favorire l’inclusione in una classe multiculturale.
Poi è il turno di Edoardo e Aurora, che raccontano di internet come di un mondo irreale e immaginario. Una grande scatola nera, così l’hanno rappresentato. Una scatola piena di consigli utili per chi si avventura nella rete. Il più importante: informarsi prima di parlare e rendere il concetto comprensibile anche agli altri utenti.
Infine Maria Pia, Gioia e Edoardo presentano un video molto commovente. Una ballerina danza mentre scorrono i titoli di giornale che raccontano dei ragazzi suicidatisi a causa del cyberbullismo. “Vogliamo mettere in evidenza le sofferenze degli adolescenti”, dicono.
La bellezza di internet
Ma va evitato l’effetto contrario, cioè rappresentare internet solo come luogo “malvagio”. Boccia Artieri e Grandi chiedono a tutti di prendere in mano i loro cellulari e inquadrare un Qr code: dobbiamo scrivere su una piattaforma condivisa ciò che più apprezziamo della rete. E così escono fuori parole come condivisione, comunicazione, conoscenza e annullare le distanze. “Internet è un posto bello – dice Boccia Artieri – non avremmo i crowdfunding o i friday for future se internet non ci fosse. Ma le regole del Manifesto non vanno applicate solo alla rete, perché l’ostilità della lingua si traduce in difficoltà a essere una comunità, anche nella vita reale”.