di MARIA ELENA MARSICO
URBINO – Il corridoio della Galleria Adele Cappelli, ex convento dei Carmelitani Scalzi in via dei Maceri 2, torna a riempirsi di studenti, professori e visitatori con l’inaugurazione dell’esposizione “Epitome, volume 1. Le collezioni permanenti del’Accademia di Belle Arti di Urbino”, a cura di Alberto Zanchetta.
La mostra espone opere inedite o poco note, “mirabilia” e altri materiali d’epoca a opera di docenti e allievi illustri che hanno contribuito a formare la storia dell’Accademia: dal 1967 – anno della fondazione – a ora. Ma non solo, perché la collezione di Epitome si arricchirà grazie al contributo di artisti e donatori.
Il percorso della mostra
Il percorso nel lungo corridoio si apre con le opere di Omar Galliani – suo è un sigillo del 1993 – per poi trovare l’Ipermanierismo dell’ex docente Massimo Pulini. Ci sono, poi, lavori degli anni Settanta e Ottanta dei docenti e direttori dell’Accademia Concetto Pozzati ed Elio Marchegiani.
A dieci anni dalla scomparsa dell’ex studente Andrea di Marco, la mostra gli dedica un’intera parete che ospita tra gli altri un dipinto degli anni Novanta e un olio su carta. Tra le opere degli ex studenti anche quelle degli amici di Marco, Alessandro Bazan e Fulvio Di Piazza, con cui formava un trio chiamato “Scuola di Palermo”. Presenti anche le opere di un’altra ex allieva, Chiara Diamantini: incisioni e fotografie. A imbellire la galleria ci sono poi i lavori a pastello di Giovanni D’Agostino e le produzioni poetiche, saggistiche e visuali di Roberto Sanesi. A chiudere l’esposizione le affiche d’epoca a firma Luciano De Vita.
“Quest’opera mi piace un bel po’”
E tra gli studenti intenti a guardare, a un certo punto, si sente la voce di Gaia, studentessa del primo anno: “Questo mi piace un bel po’”. È ferma davanti all’acquerello di Bazan del 2020: Un cavallo in via Libertà. Al Ducato racconta che di quell’opera le piacciono le tonalità del verde e che “Sembra essere visto attraverso una lente”. Ma il lavoro che le è piaciuto di più è Ophelia: Ut Pictura Poesis di Galliani, una serigrafia – tecnica di stampa su tessuto – del 1977.
“Di alcuni di questi autori si può vedere l’evoluzione che hanno negli anni in cui insegnavano o studiavano” dice il direttore dell’Accademia, Luca Cesari, descrivendo la mostra che sarà possibile visitare fino al 20 febbraio, dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 17, e il sabato dalle 9 alle 13.