di BEATRICE GRECO
URBINO – I fiocchi scendevano ininterrottamente da giorni e il volto di Urbino si trasformava da cartolina da favola a prigione di ghiaccio. Era il febbraio di un anno bisestile, il 2012. Tutti ora lo ricordano come il “Nevone” e anche chi non l’ha vissuto in prima persona ne ha sentito parlare almeno una volta. Un’ondata di freddo da record, più di tre metri di neve hanno ricoperto la città. È cominciato tutto il primo febbraio. Il black-out totale della sera e la neve che aumenta, i rifornimenti nei supermercati cominciano a scarseggiare. Dopo aver ricoperto tutto, la neve paralizza, cade talmente fitta che cancella tutte le strade subito dopo il passaggio degli spazzaneve. C’è chi rimane isolato per giorni, chi abbandona la sua casa per raggiungere a piedi il centro città e chiedere aiuto ad amici e parenti. Ci sono residenti e studenti che fanno squadra, insieme a Protezione civile e Vigili del fuoco, per spalare le vie della città ducale. Ci sono i giovani giornalisti dell’Ifg che raccontano a tutta Italia la situazione urbinate sul Ducato.
Due metri di neve e gli scaffali dei supermercati vuoti, ma Urbino resiste
Zaino in spalla e tanta pazienza. Quello che sembra il necessario per una escursione è in realtà quello che serve per fare la spesa. Gli scaffali del Conad di via Raffaello sono quasi vuoti e negli altri piccoli negozi mancano prodotti di prima necessità come pane, latte, farina, zucchero, carta igienica. I banchi frigo sono sempre più vuoti, i surgelati sono scomparsi e intanto i prezzi delle merci più richieste lievitano. I camion che riforniscono gli alimentari non riescono a raggiungere la città a causa della neve e anche la troupe della Rai, arrivata per raccontare in diretta la situazione, non riesce a trasmettere. Intanto la neve continua a scendere.
Per fronteggiare l’emergenza neve, non solo Protezione civile e Vigili del fuoco, ma anche universitari e residenti, con Facebook che diventa il modo per richiamare quanti più volontari possibili per spalare, aiutare gli anziani, portare i viveri.
Crolli e disagi. Famiglie isolate. I “bromboli” fanno paura
È il 7 febbraio, è passata una settimana dall’inizio delle nevicate e la città è sempre più in difficoltà. Crolla il tetto del ristorante cinese “Nuovo Sole”, vicino alla rotonda di via Nazionale Bocca Trabaria, e pochi giorni prima un cedimento danneggia un’abitazione in via Budassi. Il sindaco di Urbino, Franco Corbucci, firma l’ordinanza di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, inclusi gli asili nido. Anche l’Università chiude i battenti. Gli allievi della Scuola di giornalismo però continuano a raccontare, la redazione non si ferma e il Ducato diventa riferimento per la cronaca da Urbino. La neve accumulata sui tetti ha provocato grossi disagi anche all’ospedale di Urbino, dove, a causa delle gravi infiltrazioni, sono state chiuse tre sale operatorie. Restano aperte – solo per le emergenze – le altre due sale operatorie, come anche la sala parto e tutto il reparto di ostetricia. I distributori di benzina e gasolio sono quasi a secco e la viabilità sulle strade interne continua a essere problematica e anche sulla A14 ci sono diversi rallentamenti causa neve.
IL RICORDO – Claudio Ovarelli: “Era solo silenzio, come se ci fosse la guerra”
Intanto i cosiddetti “bromboli”, le stalattiti che appesi come spade da tetti, grondaie e balconi, spaventano cittadini e studenti. Quando cadono si rompono come pezzi di vetro, tagliano come lame. Un vero pericolo per chi cammina per le strade di Urbino, per chi esce dal portone di casa o per chi si affaccia alla finestra. “Sembrano il mocciolo freddo dei bambini in inverno”, dice un anziano al centro storico. Ma c’è chi è meno poetico e più spaventato. “Io non esco più, perché sulla nostra testa ci sono le stalattiti – dice Alba, una studentessa che abita in via del Leone – fanno paura, sembrano delle forche“. C’è chi, come il signor Antonio, che abita nei pressi di via Barocci, ha deciso di farle cadere con la scopa: “Io le ho tolte da solo, facendo attenzione che non ci fosse nessuno sotto. Sono pericolose, quasi nessuno riesce a buttarle giù e questo è un problema”.
[aesop_gallery id=”299754″ revealfx=”off” overlay_revealfx=”off”]I militari, arrivati per far fronte alla situazione straordinaria, lavorano h24 per aiutare le tante famiglia isolate causa neve. Il Com, Centro operativo misto, monitora continuamente le loro condizioni e, quando richiesto, portano generi di prima necessità e medicinali. Ma le forze sono troppo poche rispetto alle emergenze: gli interventi più critici sono nelle frazioni e nelle case isolate dei privati. Andrea, che abita in località Colonna, ha abbandonato la sua abitazione rimasta isolata per giorni e ha raggiunto a piedi con la sua famiglia il centro città, mentre Anna e Sebastiano, che hanno casa a Sbragia, si sono aperti un varco da soli spalando neve per un chilometro, così da raggiungere la strada più vicina. Federica invece, che abita alle Cesane, è rimasta per giorni senza acqua.
Ancora un metro. La nevicata da record e la “figlia della tempesta”
È l’11 febbraio. La tempesta scuote di nuovo da due giorni la città e Urbino si risveglia con un nuovo strato di neve alto quasi un metro che continua a crescere durante la giornata. Il caos sulle strade rende difficile anche il lavoro dei mezzi spazzaneve, lasciando isolate molte frazioni e rendendo difficili i soccorsi. Il centro storico è off-limits, le vie sono paralizzate, le linee di trasporto pubblico vengono sospese. Aumentano i disagi sull’autostrada A14 e la superstrada di Bocca Trabaria viene chiusa. La neve sui tetti continua a far paura e i portoni delle case sono di nuovo bloccati, mentre crollano la tettoia del residence Le Mura, l’ex lanificio Carotti e i tetti di cinque piccoli fabbricati agricoli, fra cui uno nella zona delle Cesane e uno vicino Montesoffio.
L’11 è anche il giorno in cui nasce Nica. Nasce in casa, pochi istanti dopo l’arrivo dei soccorritori. La madre, Emilia Forti, è bloccata nella sua casa a San Marino di Urbino. Ha già deciso che avrebbe partorito in casa, ma con lei avrebbe dovuto esserci un’ostetrica, che però non riesce ad arrivare a causa della neve. Il giorno prima Emilia chiama i Vigili del fuoco per avvisarli delle sue condizioni, ma le rispondono che se non è in travaglio non c’è motivo di intervenire subito. L’11 la sorpresa. Le contrazioni, poi il travaglio, mentre Emilia e il marito sono soli in casa. I soccorritori sono al lavoro sin dalla mattina per raggiungerla e portarla all’ospedale, ma la neve è troppa. Nel pomeriggio arrivano anche gli uomini del Soccorso alpino del Piemonte. Con fatica arrivano alla casa Emilia e lì assistono alla nascita di Nica.
Tra le difficoltà, i primi segnali di ripresa
Il 12 febbraio il Cinema Ducale riapre i battenti “per dare un segnale di speranza”. “La riapertura – spiega la proprietaria – è stata possibile grazie all’opera di studenti e universitari, che hanno spalato le entrate e le porte di accesso”. Intanto, tra le vie del centro, c’è chi vede il lato positivo della tanta neve caduta. Sci o snowboard ai piedi e via…giù fino a piazza della Repubblica.
Il cielo si apre e la temperatura crolla, di notte scende anche a -15 gradi. Ma la tempesta è finita. E così riprendono tutte le operazioni per rimettere in sesto la città. Interventi e opere che hanno richiesto diverse settimane. La città, pian piano, torna alla sua normalità, ma quel che è certo è che – secondo l’Osservatorio Meteorologico “Alessandro Serpieri” di Urbino – a memoria di registro storico non si era mai vista così tanta neve. Quella del febbraio 2012 è stata la più eccezionale nevicata degli ultimi 138 anni e dopo 10 anni bisogna ricordarla.