La giornalista Iryna Guley: “Il mio primo giorno di guerra. L’esplosione, il fumo, ho cominciato a tremare”

Di ALICE TOMBESI

URBINO – “Non ricordo che giorno è oggi. Domenica? Quelli che sono in guerra non ricordano mai che giorno della settimana è. In guerra il tempo è dilatato, rallentato: quattro giorni sono come anni”. Iryna Guley si ritaglia lo spazio di un’ora tra gli impegni di lavoro e il tempo di una doccia per raccontare al Ducato la vita stravolta dalla guerra. Ha 33 anni, lavora a Kiev come giornalista per il canale televisivo ucraino 1+1 ma oggi non si trova più lì: dopo due giorni dall’invasione russa, è partita verso ovest: “Non posso dirti dove mi trovo di preciso, la nostra redazione a Kiev poteva essere un bersaglio ed era diventato difficile lavorare per via degli allarmi bomba continui, quindi siamo dovuti venire via”. Durante la videochiamata su Whatsapp, si scusa per le sue condizioni: “Indosso la stessa felpa da giorni ma non sono più tornata a casa” perché il breve lasso di tempo tra l’annuncio di invasione di Putin e l’entrata in diverse città ucraine dell’esercito russo le ha lasciato giusto il tempo di raccogliere lo stretto necessario nel suo “zaino dell’ansia”, così lo definisce.

24 febbraio, lo scoppio della guerra: “L’esplosione, il fumo, la confusione”

Intorno alle 5 di giovedì è stata svegliata da un’esplosione: “Ho iniziato a cercare notizie perché erano settimane che vivevamo con gli ultimatum di un attacco da parte della Russia ma non ho trovato nulla. Mi sono avvicinata alla finestra e ho visto il fumo che saliva. Allora ho cominciato a tremare”. Mentre l’Ucraina dormiva, Putin dava ordine alle sue truppe di avviare quella che il presidente russo ha definito un’operazione speciale per demilitarizzare e denazificare il paese e difendere le due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk dall’aggressione Ucraina. Tre i fronti da cui colonne di carri armati sono cominciate a entrare – nord (Bielorussia), est (Russia) e sud (Crimea) – mentre aerei militari hanno iniziato a bombardare diverse città. Dopo l’esplosione e il fumo, è arrivata la confusione. “Ricevevo input contrastanti, alcuni vicini prendevano le borse e le mettevano in macchina e questo mi faceva paura. Altri vicini, però, sono usciti con i cani per andare a passeggiare e questo era un segnale rassicurante. Come il mio vecchio vicino che fumava fuori” racconta Iryna al Ducato. Minuscoli elementi di fissità mentre il mondo improvvisamente si capovolge.

24 ore prima della guerra: i fiori per la madre e il teatro

E pensare che solo qualche ora prima la giornata era trascorsa tranquilla: aveva ordinato i fiori per il compleanno della mamma il giorno seguente da spedire a Odessa (a sud dell’Ucraina) e si era incontrata con la sua migliore amica Tanya per una serata a teatro. I biglietti erano costati insolitamente tanto per il tipo di spettacolo che avevano visto: “Iryna, non si sa cosa succede domani, magari scoppia la guerra”, le aveva risposto Tanya.

Prima di andare verso la redazione che si trova nel centro di Kiev, Iryna è passata per il rifugio anti aereo vicino casa sua: “Non lo volevo nemmeno guardare, non volevo credere che mi potesse servire. Quando sono iniziate a uscire le notizie e abbiamo capito che la guerra era cominciata, sono scesa a vederlo. Tre-quattro stanze sottoterra per tutto il quartiere”.

“Se ti sparano corri a zig-zag, come gli uccelli quando volano”

Il primo giorno di guerra l’ha passato chiusa nella sua redazione. Il lavoro inframezzato dal suono dell’allarme, l’inconfondibile avvertimento a trovare riparo dalle bombe. L’ansia incontrollabile e la preoccupazione per i propri genitori, rimasti a Odessa: “Mio padre ha 75 anni e gli ho detto che l’avrei portato via, in un posto più sicuro, ma non vuole andare da nessuna parte. Non vuole lasciare la casa, dice che lo protegge”. Quando lo spettro dei soldati russi si è fatto atroce realtà, Iryna gli ha chiesto: “Se i russi arrivano in città riuscirai a correre via?” “Sì, certo ma anche se corro mi possono sparare”, le ha risposto il padre. “Allora devi correre a zig-zag, come fanno gli uccelli quando volano”, gli ha consigliato la figlia. Racconta dei suoi genitori che rimangono fermi mentre tutto intorno è pericolo e le si spezza la voce. Al contrario dei genitori, Irina si è dovuta muovere. Due scelte coraggiose hanno scandito le 48 ore passate sotto una Kiev accerchiata e bombardata prima di scappare via.

L’INVIATA – Castelletti al confine con l’Ucraina, il giorno prima dell’invasione

25 febbraio/ 1: “Un aereo è caduto nel quartiere dove dormivo”

La prima: nonostante la possibilità di proteggersi dai bombardamenti nei rifugi della città, Iryna ha scelto di dormire a casa di un suo collega. “Ha fatto il militare nell’est dell’Ucraina, nel Donbass durante la prima guerra, ed è anche stato prigioniero dei russi – racconta al Ducato – quindi ho pensato che la cosa più ragionevole era stare a casa sua quella notte. Il 25 febbraio, venerdì, mi sono svegliata di nuovo con le esplosioni, alle 4.20 di mattina. Le nostre forze aeree avevano colpito un aereo russo che è caduto proprio nel quartiere dove avevamo dormito”.

25 febbraio/2: La fuga da Kiev

La seconda: quando non è stato più possibile continuare a lavorare nella sede della redazione perché verosimile bersaglio di attacchi russi, Iryna insieme ad alcuni colleghi è salita in auto ed è uscita dalla città. “La maggior parte dei miei colleghi era già andata via, il capo redattore mi ha chiesto se ero pronta ad andare a ovest per fare le dirette perché da Kiev non era più possibile, gli allarmi bomba erano continui e ogni volta dovevamo andare nel parcheggio sotterraneo. Siamo partiti subito dopo avermelo detto”. Il viaggio per uscire da Kiev e raggiungere l’ovest è durato quindici ore: due auto di giornalisti dirette a ovest.

Adesso Iryna si trova lontana da Kiev. La situazione continua ad essere critica e i punti fermi intorno cui tutta la sua realtà ruotava sono stati spazzati via dalla guerra lampo di Putin. Rimane la speranza: “Ho dimenticato di dirti una cosa molto importante – scrive Iryna al Ducato dopo qualche giorno dall’intervista – ricordi dei fiori che avevo ordinato per il compleanno di mia madre? Le sono arrivati, come mi avevano promesso”.

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