Inviati di guerra – Sicuro: “Qui a Mosca si rischia anche per un fiore”

di MARIA ELENA MARSICO

URBINO – “Stavamo documentando gli arresti durante una manifestazione pacifista, al Ponte dei Patriarchi, a Mosca. Eravamo la mia producer russa e io, indossavamo i gilet con su scritto Press in caratteri cirillici, era domenica 27 febbraio. A un certo punto ci sono venuti incontro circa cinque agenti con i giubbotti antiproiettile e i caschi, in tenuta antisommossa. Ci hanno chiesto i documenti. Lo hanno fatto in modo aggressivo, con fare intimidatorio. Volevano capire se tutto fosse in regola”. Giammarco Sicuro, giornalista del Tg2 inviato a Mosca per seguire da lì il conflitto con l’Ucraina ricorda con precisione quei minuti vicino al fiume Moscova. “Ero molto preoccupato, devo essere sincero. I controlli sono durati pochi minuti, per fortuna, perché i documenti erano in regola – dice il giornalista al Ducato – Se fossi stato americano, le cose sarebbero andate diversamente”. E spiega che in soli sei giorni, durante le varie manifestazioni pacifiste, sono state arrestate oltre seimila persone in tutto il Paese. Sicuro è diventato giornalista dopo aver frequentato, tra il 2006 e il 2008, la scuola di giornalismo di Urbino, l’Ifg. Ha, quindi, cominciato la professione scrivendo su questo sito.

All’indomani dell’attacco russo all’Ucraina, l’inviato del Tg2 ha preso il primo volo disponibile ed è partito verso Mosca.

INVIATI DI GUERRA – Con elmetto e taccuino. “Così raccontiamo l’invasione russa”

I fiori di Nadia

Il giorno dopo, davanti all’ambasciata ucraina, Giammarco Sicuro si trova davanti un’altra scena che non dimenticherà facilmente. Quando arriva c’è una ragazza, indossa un piumino e un cappellino, ha dei fiori che depone davanti a una ringhiera verde. Poi, piangendo, abbraccia un’altra donna russa che la consola. “Quando l’ho intervistata mi ha raccontato che lei si sentiva di dover fare questo gesto anche se pericoloso. Le tremavano le ginocchia anche solo per il fatto di parlare con noi”, dice il giornalista ricordando l’intervista che ha fatto qualche giorno fa. La ragazza, che si chiama Nadia, ha corso il rischio di essere arrestata per quell’atto di solidarietà, ma ha voluto comunque lasciare un fiore. “È scoppiata in lacrime e ha chiesto agli italiani di provare a scindere l’opinione sul governo russo da quella dei cittadini. Non tutti approvano questa invasione. Nel suo caso è una guerra che deve cessare subito”.

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Gran parte degli artisti russi non possono esprimere la propria opinione su quanto sta accadendo in Ucraina, né pubblicamente né sui social, il rischio è quello di essere etichettati come traditori della patria. Il giorno dopo il suo arrivo a Mosca, sabato 26, Sicuro ha raccontato la storia di Philip, un attore che non ha avuto più ingaggi dopo essersi esposto nei confronti della guerra.

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I cittadini russi, in questi giorni, vengono arrestati anche solo per aver portato “fiori, messaggi e peluche” davanti all’ambasciata di Kiev “che è diventato un centro per chi esprime dissenso”. Così come sul ponte davanti al Cremlino dove nel 2015, davanti alla moglie ucraina, fu ucciso Boris Nemtzov, un deputato che aveva avvertito del rischio di un conflitto imminente tra Russia e Ucraina. Oggi quel luogo è un simbolo e meta di pellegrinaggio per i movimenti pacifisti: si rischia l’arresto anche solo per deporvi dei fiori.

Fare informazione in Russia

Giammarco Sicuro, poi, racconta di come la censura si stia abbattendo soprattutto sulla stampa russa, trattata in modo diverso rispetto a quella straniera. È, infatti, più controllata. È il caso, ad esempio, dell’Echo di Mosca, una stazione radiofonica indipendente, o di Novaja Gazeta il cui direttore ha vinto il premio Nobel per la pace lo scorso anno. Questo quotidiano indipendente è stato inserito in una black list con altri dieci media e ha ricevuto ordini ben precisi dal Cremlino. L’ex allievo dell’Ifg racconta che “i giornalisti russi non possono utilizzare alcune parole chiave nei loro contenuti come: guerra, invasione, vittime civili. Se lo fanno possono incorrere in sanzioni o rischiare la chiusura della testata”.

Zelensky non scappa

“Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky non scappa, motiva il suo popolo. Il contrario di quello che è avvenuto in Afghanistan dove il governo si è dissolto in un attimo quando i leader sono fuggiti dopo il ritiro delle truppe americane”, spiega Sicuro che a gennaio è andato, come inviato, a Kabul. Sul piano militare, per quanto riguarda i russi, invece, la sua sensazione è che Mosca stia tentando di agire “a bassa intensità. Non ha ancora utilizzato il massimo dei suoi mezzi, sta utilizzando poco l’aviazione”. Per l’inviato, infatti, potrebbe esserci una seconda fase di questo attacco, ma per il momento la Russia starebbe cercando di ottenere “il massimo con il minimo sforzo” perché, spiega, questo ha l’aria di essere “un dispiegamento limitato rispetto a quella che può essere la forza effettiva dell’esercito russo”.

“Mi sposterò per raccontare il Paese”

Giammarco Sicuro racconta al Ducato che proverà a muoversi da Mosca per descrivere anche un atro aspetto del Paese rispetto alla capitale. Per spostarsi ha bisogno di un accredito speciale che sta aspettando, dopodiché potrà partire ancora per raccontare la Russia da altre angolazioni.

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