di IRYNA GULEY
testo raccolto da Alice Tombesi e Sara Spimpolo
Iryna Guley, la giornalista ucraina che si trova nell’Ovest del paese in guerra, oggi torna a scrivere per noi il suo ‘diario’. A un mese esatto dall’inizio della guerra in Ucraina, è tempo di qualche bilancio, ma non è ancora tempo di perdersi d’animo.
24 marzo. Oggi è passato un mese di guerra, il mio umore è basso. All’estero guardano a questa guerra sempre dal punto di vista economico, e questo mi butta un po’ giù. Ne ho parlato con i miei colleghi.
Tanti esperti dicevano che il nostro paese non sarebbe riuscito a difendersi per più di due giorni, ma ora lo chiamano “fattore ucraina”: un fattore imprevedibile che rompe anche le proiezioni e le supposizioni degli esperti.
I miei genitori sono al sicuro, oggi hanno sparato su Odessa ma loro si trovano in un villaggio vicino alla città.
Due miei colleghi due giorni fa hanno deciso di tornare a Kiev. Volevo andarci anch’io, avevo grande desiderio di tornare a casa mia. Ma poi la mia famiglia si è messa a piangere e mi ha minacciata di venire a Kiev con me. “Se moriamo moriamo insieme – mi hanno detto -, vogliamo essere con te fino alla fine”. Allora ho deciso di rimanere qua.
Qui dove sto, nell’Ovest, aspettiamo che entrino i bielorussi. Se non è oggi, sarà domani. Abbiamo già un meme degli ucraini che aspettano i bielorussi e c’è la foto di Mr Bean che aspetta.
Oggi mi sentivo giù, così sono uscita e ho comprato una camicia bianca e i pantaloni per correre e un maglione. Ora mi sento meglio. Provo a stare di buon umore altrimenti non aiuto nessuno.