di ENRICO MASCILLI MIGLIORINI
URBINO – Sicuri che la vista di Urbino dalla Fortezza Albornoz sia la vera foto cartolina della città? Per un diciassettenne potrebbe essere il graffito nel vicolo di via dei Maceri o la vetrata colorata di una casa qualsiasi. Su Urbino Belonging, l’app creata dall’urbinate Marco Pernarella come progetto di tesi all’Università di Copenaghen, ci sono tutte queste. Dipende da chi le carica e perché.
E infatti è proprio quello che chiede l’app a chi posta una foto: “Ti piace o non ti piace questo elemento?” e ancora “Cosa rappresenta per te?” e poi “Perché hai scattato questa foto?”. Una volta scaricata l’app, compilato il questionario ed entrato nella community di Urbino Belonging, la foto diventa un argomento di discussione, e l’app un luogo di ritrovo per discutere della città. Si può fotografare qualcosa che ci piace (come una pianta di fiori davanti una casa) o che invece rappresenta un problema (una piazza buia alle 21.00) e aspettare di sapere cosa ne pensano altre persone. Ogni immagine è la tessera di un mosaico, tutte insieme formano una copia digitale di Urbino.
Questa è la nuova impresa del “piccolo genio del greco”. Pernarella, nel 2017, vinse la X edizione dell’Agòn eschileo, una gara nazionale di greco antico. E subito dopo dichiarò al Ducato: “Da grande potrei fare l’ingegnere”. “Adesso mi piacerebbe ricordarmi qualcosa di greco, quando mi chiama mia sorella per avere un aiuto non so che dirle”, confessa ridendo. E quindi eccoci qui a parlare di tecnologie applicate alla politica.
L’app tra social e politica: i giovani al centro
Il caricamento su Urbino Belonging avviene in forma anonima, e le foto sono a disposizione della comunità online. Si potrà anche dare la propria impressione su foto scattate da altri, senza conoscere l’opinione dell’autore. “Lo scopo è poi creare dei gruppi di discussione sulle foto più controverse, cioè quelle che hanno ricevuto un insolito numero di giudizi positivi e negativi insieme”, spiega. L’idea di Pernarella è partire dalla “social data science” per arrivare a un effetto pratico sulla vita pubblica. Una volta raccolti i dati, insieme al Comune di Urbino dovrà iniziare un percorso di presa di coscienza, magari per valorizzare meglio con investimenti quei luoghi o quegli elementi che sono davvero rappresentativi per la città. Sia per chi la vive da sempre che per i turisti. La raccolta dei dati termierà il 1° maggio, e tra le 50 persone più attive sull’app ne verranno estratte a sorte cinque, che vinceranno un premio di 100 euro. L’obiettivo è dimostrare che usare i dati dei social per migliorare il rapporto tra cittadino e città è possibile. “Non so a quali cambiamenti andiamo incontro – dice – ma intanto è un metodo per mettere i ragazzi al centro della politica, nei fatti, e poi è un nuovo metodo di lavoro sullo spazio sociale”.
IL PREMIO ESCHILO – Pernarella: “Genio del greco? Potrei fare l’ingegnere”
In una settimana di vita l’app ha raggiunto il totale di circa 150 foto caricate da 50 utenti. Per raccoglierli, Pernarella si è rivolto a vari enti, per riuscire a coprire il campione più variegato e ampio possibile: cittadini, liceali, universitari e turisti. Inizia così il suo giro tra Casa Raffaello, Palazzo ducale, Comune e il Liceo Raffaello, la sua vecchia scuola. Pernarella è già in contatto con il responsabile della comunicazione del Comune di Urbino, Gabriele Cavalera, e con l’assessore con delega al centro storico Massimo Guidi, una grande mano per la diffusione è arrivata dal presidente dell’Accademia Raffaello Luigi Bravi, e anche Palazzo ducale si è interessato molto, chiedendo di ottenere i dati una volta raccolti ed elaborati.
“Da quando sono andato a presentarla al mio ex liceo, l’app è cambiata. Prima c’erano solo persone dai 25/30 anni in su, e le foto erano monumenti, paesaggi, case”, racconta. “Ora, con i liceali, sono iniziate a spuntare foto di momenti di vita, scatti che riprendono in primo piano una canzone in riproduzione sul telefono e dietro il prato della Fortezza Albornoz, o ragazzi insieme”. Secondo Pernarella, anche questo è un indice dell’orientamento delle persone sul patrimonio culturale, e su come viene vissuto. “È cercare di capire se le cose apprezzate variano a seconda dei gruppi”. Non a caso per fare la foto per l’articolo, Pernarella sceglie quello che sembra un’anonima porta in legno piena di disegni e graffiti vari. “Qui c’era El Piquero- dice- uno dei bar più belli di Urbino. Ora è chiuso, ma qui ci ho passato la mia adolescenza”.
Un po’ di Danimarca a Urbino
L’app nasce dall’esperienza danese di Urban Belonging, un programma creato dal professore dell’Università di Aalborg Anders Koed Madsen il cui focus era l’inclusività a Copenaghen. In quel caso, a scaricare l’applicazione dovevano essere senza tetto, poveri, emarginati e rappresentanti Lgbtq+. “L’anima della proposta è rimasta invariata- spiega Pernarella- perché lo scopo è raccontare i pregi e i difetti di una città attraverso i diversi occhi che la vedono”. Un pensiero guida Pernarella nella scelta di come l’applicazione dovrà funzionare: i luoghi dipendono da come li si vive. “La fenomenologia della città, o semiotica degli spazi urbani, ci dice che le emozioni sono diverse. L’app tiene conto di questo: forse con la tecnologia non ci si poteva spingere più in là”.
Marco Pernarella vive a Copenaghen con la sua ragazza. È arrivato in Danimarca nel 2019 per l’Erasmus e poi, complice il Covid, è rimasto lì. Ha trovato lavoro nella Backscatter, un’azienda che fa analisi per comuni o agenzie turistiche usando i dati dei social e lì ha conosciuto Madsen e la sua app. Sia Urban Belonging che Urbino Belonging sono gratis, e “open source”: “Così che l’azienda possa clonarla e diffonderla quando sarà un progetto compiuto e riuscito”, dice mentre sorride. Se Cambridge Analityca ci ha svelato l’uso improprio dei “social data”, il suo lato oscuro, si può dire che l’esperienza della Backscatter punta a farne invece un perno per migliorare la società. “Ero in aereo tornando verso casa, nel 2021”, dice Pernarella raccontando la nascita dell’idea. “La testa vagava, dovevo fare la tesi e intanto pensavo a Urbino e la ricordavo come una città vecchia, un luogo di passaggio e senza opportunità. In questo senso, l’app è un’occasione per mettere al centro della politica anche i giovani e gli studenti”.